La difesa dei monopoli – Ormai conclamata è la notizia della pesante sanzione inflitta al giornalista Adriano Panzironi da parte dell’Antitrust per via degli integratori alimentari posti a complemento della dieta da lui stesso argomentata. Punto cardine della sua cura dimagrante, le proteine e le verdure mentre poco spazio è lasciato agli zuccheri; ciò – va detto – in controtendenza rispetto agli usi e ai costumi dei cittadini influenzati da quanto il mercato offre loro. Era prevedibile pertanto, che il suggerimento di Panzironi, di evitare gli zuccheri e i carboidrati, tipici della cosiddetta “dieta mediterranea”, fosse destinato ad essere attaccato dai vari fronti delle lobbies dominanti, interessate a mantenere il controllo del loro monopolio alimentare. Durante le sue trasmissioni in TV, il giornalista ha spiegato con dovizia di particolari, i possibili danni che vengono causati da quelle sostanze alimentari che l’organismo trasforma in zuccheri – gran parte dei quali, da imputare alla decantata “dieta mediterranea”; quest’ultima, che prevede pane e pasta in abbondanza, legumi, farinacei e altri alimenti suscettibili a trasformarsi in zucchero, secondo lo stesso Panzironi, sarebbe causa dell’insorgenza di malattie o del peggioramento dello stato di salute delle persone maggiormente predisposte. Lo stato patologico, difficilmente può sottrarsi a progressiva cronicità, meno che non vi sia l’astensione dall’uso quotidiano di alimenti contenenti una dose di zucchero eccedente al fabbisogno.
Gli interessi diversi –Se i protagonisti delle iniziative legali contro Panzironi fossero stati interessati alla salute dei cittadini, allora avrebbero attaccato senza esclusione di colpi le teorie che egli divulga, contestandole sul piano scientifico, lo stesso nel quale egli continuamente si esprime. Invece niente di tutto questo. Ciò che importa ai contestatori è stato interrompere la pubblicità degli integratori alimentari che le stazioni TV mandano in onda durante le trasmissioni di Panzironi.
Appare allora chiaro che la preoccupazione delle lobbies verso le trasmissioni televisive, è frutto del mancato raggiungimento del loro scopo. Ed ecco allora che si escogita un altro metodo: trovare il pretesto formale attraverso la legge per ricorrere all’intervento dell’antitrust.
È pertanto evidente l’intento di tacitare le varie trasmissioni TV che mandano in onda gli incontri tra il giornalista e i cittadini sull’argomento salute. E come? Impedendo la commercializzazione di innocui (dal punto di vista tossicologico) integratori alimentari e quindi, aggredendo le risorse economiche necessarie per continuare.
Ma sono proprio le parole che ricorrono nel provvedimento dell’Antitrust, che rendono l’idea che non si tratti soltanto della formalizzazione di un atto dovuto per violazione di norme formali in tema di concorrenza. Infatti, i termini “informazioni ingannevoli” sottendono l’anticipato giudizio di condanna, in quanto “ingannevole” è solo un giudizio espresso con valenza biologica, fisiologica, chimica e funzionale di queste sostanze.
L’aggressione alla pubblicità – Le spiegazioni del giornalista alla TV e le testimonianze nel corso della trasmissione, dei cittadini sul miglioramento del proprio stato di salute dopo aver abbandonato la precedente dieta al largo uso di zuccheri e carboidrati, sono intervallate in modo nettamente separato, da inquadrature pubblicitarie delle spezie come integratori per una corretta alimentazione. Si tratta soprattutto di spezie le quali potrebbero avere per alcuni – ma certamente non per tutti – funzione di complemento dietetico e regolazione delle funzioni biologiche.
Per fare un esempio chiaro – per raggiungere la stessa percentuale di vitamina C concentrata in integratori, si sarebbe costretti a mangiare ben più che qualche arancia. Ciò vale in questo caso, anche per altri nutrienti. Alcune aziende che sembrano volersi appropriare del monopolio della salute dei cittadini, senza considerare le conseguenze di una dieta sbagliata e la scarsa efficacia dei farmaci, si oppongono soltanto agli effetti della malattia, ma non alla causa.
La sostanza è ben altra
Fatte le dovute premesse, Panzironi ora è accusato di pubblicità occulta a favore dei suoi noti integratori alimentari abbinati a una dieta povera di zuccheri. Tutto ciò, dopo che per decenni integratori di vario tipo hanno invaso il mercato per attività di ogni genere e per scopi ancor meno nobili. Intervenire contro Panzironi sugli integratori alimentari, significa però evitare ancora una volta, un confronto sul piano scientifico, ovvero sulle cause dell’insorgenza e dell’ aggravamento di importanti patologie nel nostro Paese, a cui il giornalista si riferisce, in atto di accusa della medicina ufficiale.
I dati più significativi che attestano la necessità di un’inversione di tendenza in campo sanitario sono quelli che riguardano l’impegno dello Stato e delle famiglie per il mantenimento della salute.L’incremento percentuale in atto delle patologie acute e croniche costano al nostro Paese quasi 150 miliardi di euro, a fronte dei quali il Servizio Sanitario Nazionale interviene complessivamente con l’investimento di oltre 113 miliardi. Gli altri 37 miliardi sono quelli che le famiglie e gli enti privati spendono direttamente per le necessità non coperte dallo Stato. Si tratta di una cifra – annuale certo – da capogiro.
Il temuto confronto – l’inversione di tendenza di questo grave problema sanitario non potrà iniziare con le sanzioni amministrative dell’antitrust né di altre Istituzioni, ma dal confronto tra i rappresentanti della medicina ufficiale e quelli che saranno designati a sostenere la tesi del giornalista. Il coraggio, se questo è il termine corretto, di aprire il confronto sembra mancare proprio ai rappresentanti della medicina ufficiale che preferiscono ricorrere alla magistratura, anziché confrontarsi sulla base scientifica sostenuta dallo stesso giornalista. Gli attacchi che quotidianamente Panzironi riceve dalle varie lobby che non lo affrontano, non si basano sulla scienza (quella che a tutti cittadini interessa), ma sull’accusa che un giornalista, quale egli è, non ha titolo per parlare. Argomentazioni che richiamano alla memoria il processo di Giordano Bruno: il pensatore, di fronte ai giudici che senza una valida ragione, emisero la condanna per impedire la divulgazione di un pensiero contrario al Vaticano, disse la seguente frase: «Forse tremate più voi nel pronunciare questa sentenza, che io nell’ascoltarla»
I giudici della situazione – Con queste prospettive, appurato che la classe medica nella sua espressione corporativa – e con giudizio insindacabile in materia – si esprimerà senza confronto, sorge spontaneo chiedersi: “Chi giudicherà il parere espresso dai medici stessi?” Ecco che la storia, maestra di vita, torna a ripetersi. E sembra di risentire Giovenale quando 2000 anni fa, rivolto ai giudici, chiedeva loro: “Quis custodiet ipsos custodes?” Questa volta però, dovrebbero essere i cittadini a dare la risposta.