Due ore dinanzi al comitato organizzatore, in attesa dell’inizio del summit, perché emergano anche le responsabilità di chi ha coperto gli ‘orchi’ all’interno della Chiesa stessa.
Città del Vaticano – Con il summit convocato dal Papa la Chiesa si misura con se stessa. «Vogliamo assicurarci che i vescovi capiscano le responsabilità e le assumano. Bisogna fare in modo che non ci siano più malintesi» ha detto il cardinale americano Blase Cupich, arcivescovo di Chicago e membro del Comitato organizzatore del summit sulla protezione dei minori.
L’arcivescovo maltese Charles Scicluna, nell’elogio ai giornalisti e ai media ha citato il caso di Boston, diventato un film celebre – Spotlight – fino alle notizie di abusi, nel tentativo di fare affiorare la verità.
Le vittime della pedofilia hanno protestato civilmente: «Chiediamo si metta in pratica la tolleranza zero: ogni prete colpevole deve essere dimesso dallo stato clericale e anche i vescovi che hanno coperto devono essere espulsi dalla Chiesa. Chiediamo che sia obbligatorio per tutti i vescovi denunciare alle autorità civili i casi di abuso» ha detto Peter Isley che insieme a Peter Saunders, entrambi vittime di abusi da parte di sacerdoti, si sono fatti portavoce delle richieste. «Questo summit è storico, un traguardo monumentale per le vittime, per questo il Papa ci delude quando dice che non bisogna avere grandi aspettative da quello che ne potrà venire. E’ come dire ai fedeli che se un prete abusa dei loro figli in chiesa non devono avere l’aspettativa che verrà condannato» ha aggiunto Isley. Michel Emi Maritato