L’Italia è la penultima nella classifica delle Nazioni Europee con il più alto tasso di burocrazia, peggio solo la Grecia fanalino di coda.
Di certo non è possibile pensare ad un serio rinnovamento del paese senza una seria politica di semplificazione e di snellimento dell’amministrazione pubblica, problema secolare del sistema Italia.
Tutti gli schieramenti da decenni nei dibattiti elettorali pongono tale questione come primaria, un dibattitto delle elezioni politiche del 1972 del 1983 oppure del 2006 fino alle ultime del 2018 potrebbe essere il risultato di un perfetto copia incolla con protagonisti chiaramente diversi.
Il movimento che avrebbe dovuto smantellare un sistema ormai calcificato corrotto e insensibile alle problematiche emergenti dalla società civile si è dimenticato anche della riduzione degli stipendi ai parlamentari, e dell’inutile ed elevatissimo numero di deputati e senatori da tagliare, nonché dei politici regionali e comunali che della loro incapacità ad amministrare ne hanno fatto una nuova categoria professionale.
L’unico provvedimento è l’agognato reddito di cittadinanza perfetto scambio tra la nuova classe politica che vuole assicurarsi un bacino elettorale stabile e chi anziché esigere una serie di importanti riforme per il rilancio dell’economia si accontenta di un’ assistenza che non condurrà ad una crescita lavorativa.
Non si muove nulla in questo paese tutto va verso un graduale peggioramento, c’è una corresponsabilità generale di tutti gli strati della popolazione, forse dovremo consultare qualche bravo psicoanalista per capire come in verità tutti noi in una parte recondita della nostra psiche accettiamo pur lamentandoci questo stato di cose, per un grande o per un piccolo ritorno personale.