Il libro del quale sono autrice, “VITE STRAPPATE IN ITALIA DAGLI ANNI ’70 AD OGGI” è nato dall’espressiva necessità di esternare e raccontare il calvario e le persecuzioni subite, fatte anche di privazioni, intimidazioni, aggressioni fisiche e verbali, stalking, vere e proprie violenze psicologiche e sessuali (a lungo reiterate), denigrazioni e diffamazioni al solo scopo di arginarmi e tenermi allo scuro, nel torpore per sempre, pur di continuare ad agire indisturbati. La mia storia, dopo quasi 37 anni, sarebbe dovuta rimanere sommersa, per molti ero scomoda e sarei dovuta “morire” com’è del resto stata la sorte che è tristemente toccata alle mie sorelle gemelle (nate con Sindrome di Down che hanno anch’esse subito il tunnel buio e senza fine, fatto di un’altra adozione per una sorella e della dura vita nelle case-famiglia per l’altra), insomma tutto ben organizzato fin dal più piccolo dettaglio, sino a quando con molto coraggio, e prove solide fatte di (foto, audio-testimonianze ed altro) non ho deciso di denunciare direttamente all’autorità competente. Si trattava di una sfida diretta fra me stessa e loro, fra coloro ai quali ho chiesto aiuto e per tutta risposta, sono stata respinta ed ho subito ulteriori angherie. Il mio è un testo autobiografico che sottoscrivo in ogni suo punto, resta un libro-inchiesta sulle testimonianze vere che dà voce anche a tutte le altre famiglie, anch’esse, come me vittime-tacitate dal sistema. Resta però un libro che permette di parlare di me nel modo più vero e reale, in quanto sono stata troppo spesso bersaglio o peggio ancora il capro-espiatorio perfetto da diffamare, contro il quale puntare il dito, da deridere o arginare. La vittima sacrificale. Eppure non mi sono fermata né mai mi fermerò perché questo che viene inflitto è un vero e proprio attacco alla dignità umana, alla libertà di parola, espressione e dunque si ascrive ad un vero e proprio attacco ai diritti umani.
Sono rimasta in disparte, all’angolo, ho subito ma se tornassi indietro scriverei prima questo libro-inchiesta di storie vere (boicottato fino all’ultimo in quanto hanno cercato di evitarne la pubblicazione), perché credo sia doveroso far luce su tutto questo. Sono tante le storie vere presenti nel libro, voci silenziate, dove la mia e quella dei miei fratelli (un maschio identico e due sorelle gemelle nate però entrambe con la Sindrome di Down, le quali, a causa di queste persecuzioni subite a loro volta non sono purtroppo più a questo mondo), restano le voci più alte silenziate dal sistema stesso. Sono rimasta soltanto io in vita, ma se Dio ha scelto in questo modo, risparmiandomi è semplicemente perché ho una missione da compiere, dunque non mi tirerò indietro per nessun motivo al mondo. Noi siamo tristemente i porta bandiera di tutto questo, restiamo le voci più alte delle voci silenziate per troppi anni dal sistema, solo per evitare che tale macchina-sistema si inceppi finalmente o ne vengano bloccati gli ingranaggi e smetta così di mietere vittime su vittime. Sono stata silenziata per troppo tempo ed ecco che è nato il bisogno di condividere un qualcosa che mi ha arginato e messo con le spalle al muro per troppo tempo, che mi ha annientato psicologicamente in quanto per lungo tempo non sono stata creduta e per questo denigrata, derisa e lasciata al margine pertanto nasce a causa di questa necessità. Sicuramente ancora oggi resto un personaggio scomodo, che però forte della verità oggettiva denunciata, con tenacia, coraggio e determinazione espone una brutta verità tacitata dal sistema per troppi anni, ma in fondo è proprio questa la mission del libro stesso: la rivalsa, il riscatto, la libertà di poter vivere la mia vita come anche di riuscire a riprendermi una parte di quello che mi è stato strappato. Quella fetta di vita che mi spetta che spesso ancora oggi cercano di strapparmi ancora.
Il mostro che ha provato a divorarmi lo conosco molto bene, nel profondo, e cercherò di contrastarlo con ogni mezzo possibile. In questo testo porto me stessa, perché condividendo il problema pesa a metà. Porto delle cicatrici che avrò per sempre e vorrei riuscire a perdonare me stessa, per il male gratuito, che essendo annientata psicologicamente, ho permesso che facessero in primis a me ed a raggiera hanno subito inermi e passivi, tutte le altre persone a me care e vicine. Un male gratuito che non permetterò mai più a nessuno di infliggermi. Quanto al resto la strada del perdono, già intrapreso, è un percorso molto lungo e difficile, quindi occorrerà del tempo, affinché io riesca a perdonare anche le numerose persone che gratuitamente mi hanno fatto del male solo per coprire le loro magagne come i loro interessi, poiché in fondo il mio silenzio come la mia morte serviva a questo. Per ora sono riuscita a lasciar andare il risentimento e la rabbia che nuocevano prima di tutto a me stessa, e che di conseguenza mi impedivano di non essere lucida, padrona di me stessa, cosa che di fatto non posso né voglio più permettermi, tantomeno che riaccada. Non mollerò né permetterò che mi silenzino ancora.
E’ cosa nota che i sostenitori dei diritti umani concordano sul fatto che sessant’anni dopo la pubblicazione della Dichiarazione dei Diritti Umani, essa rappresenti ancora un’utopia più che una realtà. Ne esistono violazioni in ogni parte del mondo purtroppo, donne e bambini in particolare, vengono emarginati in numerosi modi, chi dissente viene messo a tacere ed anche se ci sono stati dei miglioramenti in questi sessant’anni, le violazioni dei diritti umani sono ancora oggi una piaga sociale mondiale. Vado avanti e combatto perché ogni individuo ha diritto a vivere liberamente, come previsto dall’art.3 che prevede per ogni individuo, il diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Come molte vittime ho provato sulla mia pelle l’accanimento vero e proprio, quello che colpisce nella libertà di pensiero ed espressione come nella dignità, ciò segna indelebilmente. Essere colpiti in questi due aspetti è la più grande violazione dei diritti umani. Sono nata come ANTONINA CONCETTA VITTORIA, con un destino già segnato, un cognome ed un testimone pesante. Un destino che ho accettato e porterò fino in fondo, perché penso di avere come tutti il diritto di vivere serenamente la mia vita, senza più pregiudizi o discriminazioni, tantomeno attacchi gratuiti alla dignità umana. La dignità è il valore intrinseco dell’esistenza umana, che ogni uomo in quanto persona è consapevole di rappresentare nei propri principi morali, nella necessità di mantenerli liberamente per sé stesso, per gli altri e di tutelare nei confronti di chi non li rispetta, come in questo accanimento che ho subito e per certi versi più velatamente subisco ancora. E’ evidente il problema da me segnalato, ma spero di riuscire ad agire un cambiamento sociale perché tutti gli uomini senza distinzione di età, stato di salute, sesso, razza, religione, grado d’istruzione, nazionalità, cultura, impiego, opinione politica, condizione sociale, meritano un rispetto incondizionato, sul quale nessuna ragion di Stato, nessun interesse superiore può imporsi. Occorrerebbe “riconoscere il bambino come persona“, in quanto il bambino è persona, se invece il bambino viene considerato come “oggetto di possesso o nel suo aspetto materiale” come di fatto avviene, ciò costituisce a monte il reale problema, allora sarebbe utile poter arrivare ad un disegno di legge che così facendo tuteli i diritti dell’infanzia e nell’esclusivo interesse anche dell’operato dei giudici come del minore stesso, penso sia doveroso spostare l’ascolto del minore da 12 ad 8 anni, in questo modo verrebbe tutelata la vita, sacra ed inviolabile, nella sua totalità e sarebbe opportuno agire in questo senso per “tutelare i diritti alla vita: i diritti del bambino“, ogni bambino per diritto positivo ha diritto di essere considerato “persona” e tutti i bambini hanno diritto alla sicurezza ed al benessere. Ciò dovrebbe riguardare tutti i bambini e rappresenta un manto per la società che non offre, ancora oggi, né tutela, né benessere, tantomeno sicurezza.
Non mi hanno ucciso. Non mi hanno silenziato e non mi fermeranno più. Forte della verità andrò avanti, credendo nella giustizia e sperando presto di riavere la libertà di poter vivere e ricostruire il mio io-identitario che è ormai andato perso e che faticosamente sto ricostruendo giorno per giorno.
Antonella Betti