Jeanette Fraga è la mamma di Yaska, una ragazza che oggi ha 28 anni, ma che negli ultimi 4 non ha potuto più incontrare la sua famiglia perché letteralmente «sequestrata e reclusa dagli psichiatri». E’ lei ad aver lanciato pochi giorni fa sul web la petizione “Aiutami ad uscire da qui” rivolta al Ministero della Giustizia, al Tribunale di Firenze e all’assessorato al welfare della regione Toscana, per tutti i cittadini che la volessero aiutare a riabbracciare sua figlia Yaska.
Si tratta di una giovane artista (28 anni) amante della musica (pianoforte e violino, per molti anni frequentatrice del conservatorio Cherubini di Firenze nonché vincitrice di un premio nazionale) e danza classica fin da bambina, interessata anche alla filosofia e moda, grande lettrice, ma da 4 anni tenuta in una comunità psichiatrica -contro la sua volontà- a Firenze.
“Aiutami a uscire da qui“, avrebbe scritto Yaska – pochi giorni fa – alla responsabile di una associazione che lotta per salvaguardare i diritti umani – principalmente nel campo della psichiatria
LA PETIZIONE
LA STORIA
Firenze – Yaska manifesta una prima psicosi nel 2006, entra in psichiatria a Roma. Ha 16 anni. Arriva la diagnosi di schizofrenia di tipo affettivo. Sono state addotte possibili cause al fenomeno diagnosticato, almeno stando alle dichiarazioni della madre Jeanette Fraga, quali: dieta estrema, qualcosa che aveva bevuto o «le avevano dato da bere», vaccini anti-influenzali, contro la meningite o persino quelli contro l’epatite, che aveva aggiunto a quelli di base.
Nel 2009 la famiglia torna a Firenze, le viene cambiata la terapia perché il farmaco ‘risperdal’ le stava causando problemi ormonali. Peggiora molto con la nuova terapia e con i nuovi medici.
A quel punto viene inserita in una comunità dalla quale fugge in preda ad un’altra forte psicosi.
La famiglia decide di cambiare medico curante. Yaska ha alti e bassi ma gli effetti collaterali dei farmaci si incominciano a notare: aumento di peso, stato confusionale, psicosi, rabbia, diminuzione delle capacità cognitive fino alla perdita quasi totale della comunicazione.
Viene inserita in una comunità ma i miglioramenti non arrivano, anzi, ha un collasso e viene portata a Careggi (Firenze) di urgenza dove le abbassano gli psicofarmaci «tutto ad un tratto». Entra in astinenza ed è la prima volta che parla da sola a voce alta. Il reparto di malattie infettive, consiglia alla famiglia di cambiare equipe curante dandole delle indicazioni osservate solo successivamente dalla famiglia.
Ma lo psichiatra di Careggi non riesce ad aiutare Yaska, lo scompenso era grave. A questo punto la madre si avvale di una neuropsichiatra che per un po’ presta le sue visite a casa e successivamente da un medico psicoterapeuta, entrambi aiutano a far uscire Yaska dalla crisi di astinenza, ma il lavoro è lungo. «C’erano momenti di crisi che i vicini non hanno voluto tollerare nonostante conoscessero la storia. I medici del quartiere facevano anche pressione sulla famiglia, volevano ad ogni costo farla rientrare nei servizi della Asl».
A quel punto, la famiglia cerca una comunità terapeutica fuori Firenze anche più affine alle esigenze di Yaska dove poteva prevalere la psicoterapia alla farmacologia, sicuramente. Ma dopo due settimane di pre-inserimento non viene ammessa.
Nel frattempo Yaska riceve tutte le cure possibili, oltre all’amore dei familiari, che dichiarano «nonostante tutte le difficoltà che potevano esserci», aggiungendo «ad esempio, faceva le camminate giornaliere, ippoterapia, continuava a periodi lo studio del violino, per un periodo anche il ‘tai-chi’».
Ma il agosto del 2015, si son presentati presso il domicilio di Yaska, carabinieri, medici, infermieri e con un T.S.O. indotto la portarono via ammanettata dopo un’iniezione, tutto davanti agli occhi della madre. «Pensare che mezz’ora prima tutte e due passeggiavamo tranquille come ogni giorno facevamo, ma quella volta al nostro rientro trovammo l’ambulanza e la richiesta di una nomina di amministratore di sostegno o tutore al di fuori della famiglia». La madre Janet Fraga si trova oggi con delle accuse di sequestro di persona, di maltrattamento e rumore nel vicinato (13-06-2019 assolta da due capi di imputazione ma non di quello di sequestro di persona).
La tengono in ospedale per sei mesi e successivamente viene trasferita in una comunità contro la sua volontà. Vive in segregazione, la famiglia quasi non la può vedere, da due anni interdetta. Attualmente non vede più il suo fidanzato perché dopo che è rimasta incinta ed obbligata ad abortire (9-04-2019) la Procura di Firenze sta indagando il suo fidanzato per abuso sessuale e alla madre per visitatrice a tale abuso, cose facilmente smontabili visto che la loro storia dura da 10 anni circa.
Negli ultimi anni i medici dimostrerebbero – queste le accuse da parte dei legali di Yaska – una grave negligenza nella somministrazione dei farmaci alla stessa perché «la terapia viene cambiata continuamente e i farmaci conosciuti come dannosi per la sua salute, vengono periodicamente re inseriti. C’è da segnalare anche una grande ostilità verso tutta la sua famiglia». Michel Emi Maritato