La Confederazione Italiana Agricoltori (CIA) tuona la mancanza di manodopera stagionale nei campi, un problema indotto da molteplici cause, tra cui anche l‘istituzione del reddito di cittadinanza.
A parlarne è stato proprio Antenore Cervi, presidente degli agricoltori reggiani. Facendo delle valutazioni in merito alla crisi di manodopera nel settore agricolo, Cervi ha individuato nella misura fortemente voluta dal M5S uno dei problemi relativi alla difficoltà di assumere: «Il reddito di cittadinanza […] spinge molti a preferire il divano. Con l’eliminazione dei voucher è poi stata persa una grossa fetta di studenti che nei mesi di vacanza si guadagnavano qualche soldo». Cervi ha inoltre sottolineato che «il lavoro in agricoltura c’è», ma che «manca chi lo faccia». Si tratta di uno di quei casi in cui c’è più offerta che domanda; «gli imprenditori cercano disperatamente lavoratori, ma non ne trovano».
La carenza non coinvolge soltanto mansioni semplici e faticose da svolgere, ma anche ruoli specializzati. «La manodopera per la raccolta della frutta è sempre più problematica» fa sapere sempre Cervi «per non parlare del personale specializzato in grado di guidare il trattore o fare trattamenti. È un problema che va affrontato con urgenza». Nel caso specifico dell’agricoltura reggiana si sottolinea inoltre come la sofferenza del settore sia causata anche da una serie di difficoltà che vanno dagli effetti dei cambiamenti climatici ai prezzi di frutta e verdura, fino al cruccio della burocrazia, sempre più stringente e claustrofobica. Competere con la concorrenza di altri Paesi diventa così molto più complicato.
Cervi, per meglio far comprendere come nello stivale, specificatamente in terra reggiana, sia molto più difficoltoso far quadrare i conti rispetto ai competitors esteri, presenta un dato emblematico riguardante la situazione nostrana e quella spagnola: «Le aziende reggiane nella voce “costo del lavoro” non possono competere con altre nazioni come la Spagna, che ha oneri sui dipendenti che incidono dell’11% contro il 23% di quelli italiani. Tutto ciò rischia di favorire il caporalato. Un fenomeno indegno che va contrastato».
Nel frattempo, il settore attende le mosse del nuovo governo targato Pd-M5S. Il premier Giuseppe Conte nel discorso programmatico del 9 settembre pronunciato alla Camera dei deputati ha parlato diffusamente del ruolo chiave dell’agricoltura. Parole che sono state accolte con una certa soddisfazione dalle associazioni di categoria, che ora si aspettano che alle dichiarazioni seguano presto i fatti.
Giuliano Borgna