Mercoledì l’Organizzazione mondiale del commercio (WTO) ha stabilito che gli Stati Uniti potranno imporre dazi su merci provenienti dall’Unione Europea per 7,5 miliardi di dollari all’anno (6,8 miliardi di euro). Questa sentenza rientra in una disputa legale tra le due più grandi aziende costruttrici di aeroplani al mondo, Airbus e Boeing, una europea e l’altra statunitense, che va avanti da quindici anni.
Boeing accusa Airbus di aver ricevuto negli anni sussidi illeciti da parte dell’Unione Europea, e Airbus dice che gli Stati Uniti hanno fatto lo stesso con Boeing. Nel 2016, l’Organizzazione mondiale del commercio aveva stabilito che l’Unione Europea stesse avvantaggiando Airbus con dei sussidi impropri e Trump aveva minacciato di imporre dazi per circa undici miliardi di dollari all’anno. Nei primi mesi del 2020 è attesa una sentenza analoga a quella di mercoledì, che però riguarderà gli aiuti concessi dagli Stati Unti a Boeing.
I dazi partiranno dal prossimo 18 ottobre, e colpiranno sia una serie di prodotti tecnologici del settore aeronautico realizzati in Regno Unito, Francia, Germania e Spagna (i quattro paesi del consorzio Airbus), sia prodotti del settore agroalimentare dell’Italia. La lista completa dei prodotti colpiti dai dazi è stata pubblicata sul sito del dipartimento del Commercio degli Stati Uniti.
Nell’elenco, i dazi che riguarderanno l’Italia sono limitati a una serie di prodotti caseari come il parmigiano e il pecorino, e a salumi come il prosciutto, mentre i paesi del consorzio Airbus saranno soggetti a dazi anche sulle esportazioni di una più ampia gamma di generi alimentari (compresi olio e vino, che invece non riguarderanno l’Italia), prodotti d’abbigliamento, e altri beni di consumo. I dazi su questi prodotti saranno del 25 per cento, mentre la componentistica degli aerei sarà soggetta a dazi del 10 per cento.
I dazi all’Italia potrebbero rivelarsi un grande problema soprattutto per le esportazioni di alcune merci che hanno negli Stati Uniti uno dei loro principali mercati: si stima che le esportazioni agroalimentari negli Stati Uniti valgano il 30 per cento di tutte le esportazioni fuori dall’Unione Europea, per un valore di circa 4,5 miliardi di euro.
Tra i prodotti che rischiano di subire i maggiori danni dai dazi c’è il Parmigiano Reggiano, per cui gli Stati Uniti sono il secondo mercato estero dopo la Francia. Il presidente del Consorzio di tutela del Parmigiano Reggiano, Nicola Bertinelli, ha detto che attualmente si vende negli Stati Uniti un totale di dieci milioni di chilogrammi di Parmigiano all’anno, al prezzo medio di 40 dollari al chilo: «Se con l’introduzione di tariffe rincarate il prezzo salirà a 60 euro al chilo, stimiamo perdite del 90% del giro d’affari negli Stati Uniti. Il che significa dover trovare nuovi spazi di mercato per nove milioni di chili. Il tutto chiedendosi: che c’entriamo noi con gli aiuti giudicati illegali a Airbus? Una diatriba che ora viene fatta pagare a un Paese terzo», ha detto Bertinelli.
Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha definito quello dei dazi un problema «molto serio» di cui ha discusso con il segretario di Stato americano Mike Pompeo durante la sua visita in Italia: «L’Italia si rende perfettamente conto che c’è una tensione commerciale a livello globale e sicuramente la prospettiva di questo confronto sui dazi tra Stati Uniti e Unione Europea e non può non considerare che noi siamo coinvolti come Unione Europea. Però confidiamo di poter ricevere attenzione da parte di un nostro tradizionale alleato, gli Stati Uniti, su quelle che sono alcune nostre produzioni che riteniamo veramente strategiche nell’ambito del commercio internazionale».
QUI l’elenco completo dei prodotti colpiti dai dazi.