Il tema dazi ultimamente sta facendo discutere e preoccupare non soltanto i piccoli e medi produttori italiani, ma anche i vertici di Stato, che non possono più sottovalutare il problema.
Ciò che sta accadendo è molto semplice: i prodotti tipici italiani che vengono esportati negli Stati Uniti subiranno una tassazione del 25%, vale a dire un quarto in più del valore già fissato. Come appare chiaro, tale rincaro porterebbe ad una diminuzione degli acquisti negli USA e, di conseguenza, ad una minore rendita per le aziende italiane che finora hanno contato sulle entrate provenienti dalle esportazioni.
In attesa di una lista comprensibile e ben definita che chiarisca una volta per tutte quali saranno i prodotti “colpiti” dai dazi, ciò che sappiamo con certezza è che uno dei protagonisti tristemente puniti da questa vicenda internazionale sarà indubbiamente il pecorino romano, re di tutte le tavole italiane e motivo di vanto per il nostro Paese. A tal proposito la direttrice della Coldiretti Lazio, Sara Paraluppi, ha affermato: «Perdere l’uso di questo prodotto o comunque avere un vincolo che vada a pesare sulle tasche degli americani va a danneggiare il made in Italy e ad incrementare tutti i prodotti falsi».
La produzione del pecorino romano, inoltre, non contribuisce soltanto ad un equilibrio economico locale, ma anche a tutta una serie di benefici sul territorio: la pastorizia, infatti, viene ancora fatta mediante metodi tradizionali; tutelare il prodotto implica, dunque, anche dover tutelare tutta quella fetta di territorio nazionale che è adibita a pascolo. Privandoci del marchio italiano si andrebbe, pertanto, a disincentivare la protezione dei suoli laziali e sardi.
«Rischiamo di perdere moltissime aziende agricole, abbandono del territorio e perdita di fette di mercato che verrebbero occupate da chi fuori dall’Italia fa falso made in Italy e che magari chiama “Pecorino roman” un prodotto similare e che nulla ha a che fare con la tradizione e le trasformazioni locali» ha aggiunto la Paraluppi. «Bisogna continuare a chiedere e proporre l’obbligo delle origini sull’etichetta. Il consumatore deve capire cosa sta comprando, ovunque si trovi», ma non è tutto. La direttrice della Coldiretti Lazio rimarca anche l’importanza di un’esportazione della dieta mediterranea, responsabile di una longevità e di una buona salute, cosa che purtroppo non caratterizza gli Stati Uniti, anche affinché si recepisca il valore dei prodotti tipici italiani.
Anna Catalano