La vicina Francia introdurrà a partire dalla prossima estate un sistema di quote per i migranti economici. A confermarlo è stato proprio il primo ministro Edouard Philippe, che ha promesso un programma contenente una ventina di misure che verrà presentato ai cittadini il prossimo mercoledì.
La riforma più importante e che sta destando critiche all’interno del Parlamento francese è quella inerente i flussi migratori con destinazione Francia. La misura che si intende portare avanti ha il compito di far conciliare gli interessi delle aziende francesi con i bisogni dei migranti. Come? Nel modo più intuitivo possibile. La Francia presenta una carenza importante di figure professionali di cui le imprese locali necessitano; si parla di settori merceologici e di professioni differenti, ma che si possono riassumere nella macro-categoria della manovalanza. Un’occhio di riguardo viene dato alle «filiere in tensione», ossia a quel gruppo di imprese che stanno soffrendo economicamente.
«Ci sono sempre professioni carenti di lavoratori. È diventato un obbligo completare le risorse umane della Francia. L’immigrazione come complemento di risorse è un’opportunità per la nostra nazione» ha affermato il ministro del Lavoro Muriel Pénicaud. Già in vigore in Germania e in Canada, la riforma darà nuova linfa vitale alle aziende statali e riuscirà a garantire una forma di sostentamento alle classi disagiate, ma «la priorità per noi è puntare alla formazione in modo da attingere prima a quanti cercano lavoro e vivono già sul territorio nazionale» ha aggiunto la Pénicaud. Seppur in numeri modesti, l’immigrazione professionale non porrà alcuna limitazione in merito al Paese di provenienza dei migranti e farà sempre fede ad una lista di professioni che verrà stilata dalle imprese francesi e annualmente aggiornata.
La scelta politica di stanziare un sistema di quote per i migranti economici ha scatenato un flusso continuo di opinioni, per la maggior parte negative dal fronte parlamentare di sinistra. A convincere poco sarebbero i pochi fatti e le tante promesse fatte finora. «Siamo favorevoli se si tratta di limitare l’immigrazione. È comunque un provvedimento insufficiente e serve una riforma in profondità» ha dichiarato il vice presidente di Les Républicains, Guillaume Peltier.
Questa forma di selezione dei migranti è cosa nota negli Stati Uniti dove, già da anni è in atto una politica di “brain gain“, ossia un aumento del numero di professionisti altamente qualificati provenienti dall’estero che entrano a far parte di un Paese per vivere e lavorare. È una forma di selezione che ha alla base una profonda conoscenza delle necessità della propria nazione e che sceglie i potenziali immigrati sulla base dell’apporto tecnico, culturale ed economico che questi potrebbero garantire allo Stato. Si tratta di una politica economica agevole per chiunque parta da un buon livello di conoscenze e di know-how, perché appare chiaro come questo processo escluda a priori chiunque non abbia già potuto godere del supporto economico necessario per provvedere ad una formazione nel proprio Paese d’origine. Una selezione tra ricchi, in altre parole.
Anna Catalano