Il 31 luglio scorso la storia di Giada Giunti era tornata al centro delle vicende raccontate da PaeseRoma.it per la stranezza e l’unicità del gesto che l’avvocato della donna, Carlo Priolo, aveva compiuto per porre sotto i riflettori la triste storia che vedeva protagonista la signora. La Giunti, infatti, è la madre del piccolo Jacopo, un bambino di soli tredici anni che, per colpa di una diatriba legale che vede agli antipodi i due genitori, è stato allontanato dalla persona che gli ha donato la vita.
Una battaglia legale che inizia nel lontano 2010, quando, a seguito delle incomprensioni tra la Giunti e l’ormai ex marito e degli atteggiamenti violenti dell’uomo che la donna ha sempre evidenziato, i due coniugi decidono di separarsi. La scelta familiare diventa l’occasione per i due per contendersi il minore, che in quella situazione vorrebbe vivere con la madre. Ma le cose vedono un’evoluzione differente e, a seguito di una denuncia del padre nei confronti della madre, Jacopo viene, contro il suo volere, affidato alle cure di una casa famiglia. La Giunti non si arrende, ritrova ancora una volta il coraggio di combattere per far riavere al piccolo la possibilità di tornare a casa e di vivere con lei, anche in base alle precise e chiare parole che il figlio utilizza in varie occasioni. Il bambino vuole stare con la mamma e soffre infinitamente per la situazione di disagio che vive nella struttura.
Ma a nulla valgono le lettere che il piccolo ha scritto al padre e al giudice in cui chiede espressamente di tornare a vivere con la mamma, a nulla valgono anche le parole e i documenti che indicano la madre come idonea. «Giudice mi avevi detto che volevi sapere come stavo, io sto malissimo senza mia mamma, non ce la faccio più. Voglio ritornare alla mia casa, alla mia vita e al mio circolo. Spero che tu possa ascoltarmi, io sto malissimo e non ce la faccio più. Jacopo» questa la richiesta d’aiuto del piccolo, ma, a dispetto di tutte le aspettative della madre, il 31 luglio 2019 il Tribunale ordinario di Roma I sancisce l’affido esclusivo del minore al padre del bambino. In quell’occasione la Giunti aveva affermato: «È una “sentenza vergogna”. Mi hanno tolto la potestà genitoriale, mi hanno diagnosticata come “simbiotica”, ovvero troppo affettiva (Pas). Mi hanno tolto mio figlio per un eccesso di affetto. Da tempo denuncio che ci sono “sequestri di Stato” in tutta Italia». E dalla scorsa estate la donna non ha mai smesso di lottare, per via giuridica e mediatica.
È dedicato anche a lei, quindi, l’evento organizzato dall’avvocato Carlo Priolo per il 16 dicembre 2019, dal titolo Codice enigma. Una manifestazione che insieme ad ospiti importanti vuole ancora una volta dare risalto alla drammatica situazione in cui si trovano quei genitori che ogni giorno combattono per poter riabbracciare e dare il bacio della buonanotte ai propri figli. L’evento, il cui invito è esteso a chiunque volesse parteciparvi, è fissato per la giornata di domani dalle ore 13 alle ore 20, con orario libero, presso il Teatro degli Eroi di Roma, sito in via Girolamo Savonarola, 36/m.
Anna Catalano