Riportiamo di seguito le riflessioni del giornalista Alberto Zei in merito al Coronavirus e alle possibili soluzioni da attuale per prevenirlo.
Anna Catalano
Una strada un po’ in salita
Sembra incredibile che le condizioni di conoscenza sviluppate in un contesto tecnologico mondiale d’avanguardia come il nostro, soprattutto nel campo dei farmaci di sintesi preparati quasi per ogni malattia, non siano in grado di approntare proprio nel momento più urgente e necessario, un farmaco di prevenzione o di cura per l’incombente pandemia che il coronavirus sta scatenando.
Dopo che nelle settimane scorse una ricercatrice italiana è riuscita a isolare il virus responsabile di questa malattia, ora si può parlare della produzione del relativo vaccino. Ma quantunque possa essere prodotto a tempo di record, non potrà essere disponibile se non nel giro di alcuni mesi.
Va infatti ricordato che per la sperimentazione del vaccino che nasce quasi dal niente, ossia dalla iniziale individuazione del virus, si rende necessaria una trafila di controlli e verifiche. Si tratta di accertamenti sulla risposta dell’ organismo umano, non solo per l’efficacia ma anche per gli eventuali effetti collaterali indesiderati. Sono proprio queste fasi preliminari che non si prestano ad essere compresse in un tempo ristretto in quanto è
proprio il tempo che garantisce la rispondenza del vaccino o del farmaco di sintesi, allo scopo a cui è destinato.
La prevenzione innanzitutto
Ritornando all’epidemia attualmente in corso, le caratteristiche di questo virus non sembrano molto differenti da quelle dell’influenza, anche se le conseguenze sono assai più severe. Il settore dell’organismo che appare maggiormente colpito è l’apparato respiratorio. Da qui alla bronchite e alla polmonite il passo è breve, tanto che la pericolosità di queste due malattie insieme è tale da aggravare rapidamente lo stato di salute con una percentuale di mortalità che, a fronte di dati finora divulgati, sta superando percentualmente la soglia dell’allarme sociale.
D’altra parte, oltre ai farmaci disponibili per altri tipi di simili malattie che poco si prestano ad essere utilizzati, non ve ne sono altri di nuova composizione da poter essere approntati se non in avvenire, per realizzare rimedi farmacologici diversi da quello del vaccino.
In ogni caso, qualcosa occorre urgentemente per far fronte ad una crisi transnazionale delle dimensioni che sta assumendo il coronavirus.
L’indisponibilità attuale di un farmaco idoneo non significa doversi arrendere agli eventi senza pensare a che cosa ulteriormente potrebbe essere efficace. Infatti, quando si è tentata ogni via possibile per individuare un rimedio e non si è trovato niente, rimane ancora da fare tutto il resto, se si sapesse che cosa.
L’aiuto della natura
In questo caso il “resto” è anche quello di ritornare all’origine e cioè, riferirsi alla natura, la sola in grado di generare autonomamente, gli anticorpi ,improntati sulle necessità di difesa. Questo è già in buona parte avvenuto dopo i primi cinque giorni di vita, in cui la natura ha creato il più efficace rimedio difensivo dell’ organismo, chiamato appunto, “sistema immunitario”.
Il ricorso alla natura non è mai l’ultima spiaggia in quanto, se il genere umano esiste è perché è riuscito a superare in modo vincente, tutte le peripezie attraverso la sua storia da oltre un milione di anni, fino adesso. Ciò significa che la struttura biologica e fisiologica che la natura ha progressivamente predisposto è sufficiente al genere umano per rispondere in modo efficace alle varie malattie ricorrenti, almeno da parte dei più forti che
non soccombono neppure di fronte alle aggressioni virali.
La qualcosa accade, a prescindere dalla illusione delle mascherine, non perché certe persone risultino impenetrabili ai virus ma per il fatto ancor più importante che sono in condizione di reagire all’infezione in modo efficace e vincente.
La stessa natura è in grado di generare la produzione di un numero di anticorpi atto a distruggere ciò che di estraneo è penetrato nell’organismo; e quindi anche il coronavirus.
Questa è l’attuale condizione in cui la maggior parte di noi si trova. In attesa di un farmaco che ancora manca, è il sistema immunitario la migliore garanzia di cui disponiamo di fronte al pericolo di contagio in cui ci troviamo.
La “logica” del rimedio
La prima cosa da fare per evitare l’ infezione, così come sta avvenendo, è quella di cercare di ridurre per quanto possibile, i contatti tra le persone a rischio. E’ questa un’ottima prevenzione, pur con le grandi difficoltà annesse e connesse.
In secondo luogo, senza bisogno di alcun ulteriore approfondimento scientifico sul sistema immunitario, il concetto è semplice. Il sistema ha la funzione naturale di contrastare le aggressioni batteriche e virali o di altro genere, che ognuno incontra nel corso della vita.
Ciò significa che la maggior parte di coloro che vengono coinvolti da un virus non dovrà necessariamente subirne le conseguenze in quanto dovrebbe risultare autosufficiente a fronteggiare e a debellare l’aggressione. Esemplificando, se una epidemia influenzale ad esempio, colpisce 10 persone su 100 nello stesso ambiente, vuol dire che il sistema ha immunizzato dall’infezione le altre 90.
Ecco che anche il problema della attuale indisponibilità della vaccinazione viene superato da queste persone dall’efficienza vincente delle proprie risorse immunitarie. Per quanto detto, facendo di necessità virtù, in caso di contaminazione in assenza di vaccino, la prima difesa dal coronavirus è quella di reagire con le proprie risorse organiche, se non sono eccessivamente indebolite o sbilanciate per altre patologie.
È vero che se le malattie vi sono, nessuno le ha chiamate; né queste potranno essere rinviate a data da destinarsi per rendere interamente disponibile il sistema immunitario.
La scelta della decisione
A questo punto si preferisce lasciar spiegare come è stato possibile ripristinare lo stato di salute, proprio da quelle stesse persone che continuano a riferire ogni giorno in TV che l’alimentazione consigliata dal giornalista Adriano Panzironi ha risolto i loro problemi. Si ricorda che Panzironi ha improntato la sua teoria sul ripristino del corretto funzionamento del sistema immunitario attraverso ciò che lui stesso consiglia di mangiare o di non
mangiare.
Ora, malgrado tutte le obiezioni di questo mondo, secondo Panzironi e i suoi iniziali 500.000 sostenitori lo stato di salute se non è eccessivamente compromesso, verrebbe ripristinato senza la somministrazione di farmaci, soltanto attraverso un’alimentazione differente da quella consumata nel corso delle malattie. Potremmo pertanto ascoltare su questo tema ciò che ogni giorno questi sostiene in TV per il riportare il livello di difesa del
sistema alla sua corretta funzione.
Se Panzironi si sbagliasse? Anche in tal caso, non sembrano finora emerse controindicazioni alla funzionalità del sistema immunitario. Ma se invece avesse ragione? Allora, tentare di ripristinare attraverso i pasti, una sufficiente efficacia di questo sistema, casomai risultasse sbilanciato per qualche malattia, potrebbe rappresentare almeno la speranza di un valido aiuto; quella speranza che ancora la medicina ufficiale sta cercando di dare alla popolazione attraverso la forsennata ricerca del vaccino che al momento tutti vorrebbero, ma che ancora manca.
Di Alberto Zei