Maggio turbolento per la classe forense capitolina che, dopo le Toghe – consegnate venerdì scorso a Piazzale Clodio –, questa mattina, davanti alla Corte di Cassazione, si è liberata anche dei Codici; un altro gesto simbolico e fortemente evocativo per lanciare «un grido di dolore per la Giustizia sospesa».
Come raccontano gli avvocati promotori di questa iniziativa – Germana Ascarelli, Isabella Darra, Domenico Dodaro, Melina Martelli, Maria Carmela Nicoletti, Isabella Maria Rinaldi, Stefania Spadoni – l’idea del flash-mob nasce dalla condizione di sospensione irreale in cui versano i tribunali italiani, ognuno dei quali chiuso nel proprio mondo fatto di protocolli organizzativi senza che vi sia un dialogo con l’utenza, gli avvocati, i cancellieri, le istituzioni.
La mancanza di un progetto di ripartenza che sia comune su tutto il territorio nazionale rende la giustizia una “Giustizia sospesa” e in queste condizioni i Codici non servono più.
Il movimento – formatosi spontaneamente – ha raccolto il consenso del Presidente del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma, Antonino Galletti e anche di molti avvocati appartenenti ad altri fori che oggi hanno manifestato in tutta Italia davanti ai Palazzi di Giustizia d’appartenenza.
Con questo sit in la classe forense esprime il proprio dissenso e chiede di essere riconosciuta come componente essenziale del sistema produttivo, volendo partecipare attivamente ai processi decisionali per l’adozione di interventi urgenti e concreti che consentano alla giustizia di ripartire e di funzionare anche in caso di recrudescenza dell’epidemia.
Come uscire da questo sistema che paralizza la giustizia?
Gli avvocati propongono l’uniformazione nazionale dei protocolli giudiziari e lo sblocco dei tribunali nel rispetto delle esigenze di tutela della salute.
Chiedono quindi l’avvio dell’attività delle cancellerie (mediante l’accesso da remoto al Processo Civile Telematico, con la possibilità di aggiornare i fascicoli in smartworking e con la turnazione nel presidio delle cancellerie); la ripresa delle attività di udienza (che potranno celebrarsi in presenza su appuntamento, con accesso contingentato alle aule o da remoto con trattazione scritta di tutte le udienze che non richiedono la presenza delle parti) e il recupero del tempo della sospensione straordinaria, se necessario con estensione pomeridiana degli orari di udienza.
Basterà quest’ultimo flash mob per uscire dalla crisi profonda che attraversa l’intero Paese e si abbatte spietata sugli avvocati e i loro assistiti? Sicuramente no, ma è un primo passo per uscire dall’oblio in cui questa pandemia sembra aver lasciato i diritti dei cittadini e dei loro rappresentanti.
Giovanna Spirito