E’ un evento che promette di offrire uno spaccato molto approfondito sugli stati emotivi vissuti dagli italiani durante il lungo lockdown quello organizzato oggi a partire dalle 19.30, sulla propria pagina Facebook, dall’Osservatorio Violenza e Suicidio. L’organismo presieduto dallo psicologo e psicoterapeuta Stefano Callipo, che si occupa di prevenire e combattere il Rischio Suicidario e la Violenza in tutte le sue forme (intrafamiliare, stalking, bullismo, cyberbullismo, stalking, cyberstalking) presenterà infatti una vasta indagine realizzata attraverso un questionario online su scala nazionale, alla quale hanno risposto oltre 1400 persone, messa a punto con l’obiettivo di studiare dal punto di vista psicologico l’atteggiamento e la reazione degli italiani rispetto ad una situazione senza precedenti. Uno studio prezioso quello svolto dall’Osservatorio Violenza e Suicidio, visto che l’aspetto psicologico si configura come un lato molto importante dell’emergenza sanitaria in corso al quale andranno destinate attenzioni, risorse e professionalità con un approccio di medio-lungo periodo anche in vista di una possibile seconda ondata di contagi. La situazione italiana prima dell’emergenza COVID-19 si configurava già come delicata visto che circa 10 milioni di persone nel nostro paese sono dipendenti quotidianamente dagli psicofarmaci; un dato in crescita e che nel caso degli antidepressivi ha visto un raddoppio tra il 2000 e il 2015. L’ OMS considera la salute mentale come una delle emergenze sanitarie più importanti a livello globale e si stima che oltre 350 milioni di persone nel mondo soffrano di depressione.
In questo scenario, l’Osservatorio Violenza e Suicidio si configura come una struttura estremamente qualificata a disposizione della comunità disponendo di un’area psicologica, un’area legale nonché di un’area medica, che vede impegnati professionisti specializzati nelle aree di appartenenza e formati specificatamente al fine di offrire supporto e tutela a tutti coloro i quali ne faranno richiesta.
Tra i ricercatori che hanno lavorato all’indagine e che parteciperanno all’evento di presentazione “Emozioni in lockdown” c’è Marianna Trojano, psicologa clinica e forense, responsabile della sede campana dell’Osservatorio Violenza e Suicidio e professionista con importanti esperienze presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e l’Anffas Ostia – Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale che ha così commentato lo scenario delineato dalla ricerca:
“Il Coronavirus ha sicuramente inciso sulla coscienza collettiva di ognuno di noi, frantumando le nostre certezze, alterando la nostra libertà personale, e comportando la diffusione di un marcato disagio psicologico, accompagnato da diversi effetti, ma tutti connotati da una matrice comune: reazione d’allarme da un lato e lotta per la sopravvivenza dall’altro. Ciascuno di noi ha reagito in modo diverso, attribuendo a questo evento un significato cognitivo ed emotivo differente, a seconda delle proprie risorse e strategie di coping, cioè quelle strategie di adattamento e di risposta che una persona può adottare quando si trova in condizioni di stress di varia natura e/o particolarmente conflittuali. La pandemia di Covid-19 ha tutte le caratteristiche per essere connotato come un evento traumatico dato il suo impatto, il suo carattere di imprevedibilità e pervasività sulla vita lavorativa, sociale e familiare.
Ha prodotto in tutti noi un’esperienza di minaccia, di terrore interiore, interrompendo il corso naturale della nostra esperienza, e compromettendo la nostra qualità della vita, il nostro equilibrio, il nostro funzionamento, alterando i meccanismi tipici di regolazione emotiva, e colpendo ancor di più le persone già vulnerabili in termini psichici.
Anche il tempo si è modificato, “dilatandosi”, perché scandito diversamente rispetto a prima, in quanto si ha maggiore tempo per se stessi ma da spendere dentro casa, piuttosto che all’esterno dal momento che le persone sono ancora restie ad uscire, oltre a nutrire il timore latente di una seconda ondata di contagio che ci possa nuovamente bloccare. Il grande sforzo che ci è stato chiesto di attuare è quello di passare da una modalità relazionale espressa principalmente attraverso il “corpo”, ad una comunicazione in cui questa è assolutamente proibita, e rischiosa; ciò ha messo in discussione le normali regole della prossemica, profondamente radicate nella nostra società.
Dopotutto la percezione di una reale difficoltà, e la condivisione di un malessere generale, che ha allertato tutti, può aver portato le persone ad arginare le proprie difficoltà, spostandosi da una prospettiva egocentrata ad una allocentrica. Questa vicenda sembra infatti, aver ricomposto la coscienza collettiva, potenziando il sentimento di aggregazione, grande fattore protettivo, e quel senso di appartenenza che contiene e rassicura.”
Quella posta dal COVID-19 è una sfida epocale che chiama a raccolta tutte le risorse più profonde dell’individuo e che va affrontata da istituzioni, sistema sanitario, associazioni in modo coordinato e con un approccio olistico, in grado di rispondere non solo ai bisogni di tipo economico ma anche e soprattutto a quelli di natura psicologica e sociale.
di Emidio Piccione