La sua unica colpa è stata quella di trovarsi al posto sbagliato al momento sbagliato. Si avvicina il momento della verità e della giustizia per i familiari di Fabio Zonfrilli, il motociclista di appena trent’anni, di Pontecorvo, nel Frusinate, rimasto vittima di un tragico incidente stradale successo nel suo stesso paese un anno fa, il 25 luglio 2019. Il Pubblico Ministero della Procura di Cassino titolare del relativo procedimento penale per omicidio stradale, la Dott.ssa Maria Beatrice Siravo, a conclusione delle indagini preliminari ha infatti chiesto il rinvio a giudizio per l’automobilista che ha tagliato la strada al centauro, ascrivendogli l’esclusiva responsabilità nella causazione del sinistro: si tratta di U. C., 71 anni, anch’egli di Pontecorvo. Nei prossimi giorni, in relazione alla richiesta, il Gup del Tribunale Cassinate, Dott.ssa Vittoria Sodani, fisserà l’udienza preliminare di un processo da cui si attendono risposte i genitori e i fratelli del giovane i quali, per essere assistiti, attraverso il responsabile della sede di Roma, Angelo Novelli, si sono affidati a Studio 3A-Valore S.p.A., società specializzata a livello nazionale nel risarcimento danni e nella tutela dei diritti dei cittadini, in collaborazione con l’avvocato del Foro di Napoli Vincenzo Cortellessa.
Quella “maledetta” giornata di luglio, verso le 18.30, Zonfrilli, dipendente della Agc Automotive e conosciutissimo in tutta la provincia anche per aver giocato in varie squadre di calcio della zona, stava procedendo in sella alla sua moto Suzuki Bandit 600 sulla Strada Provinciale 99 “Melfi” in direzione Roccasecca-Pontecorvo quando, nel territorio di quest’ultimo comune, la Fiat Punto condotta dall’indagato, che proveniva nel senso contrario, ha improvvisamente girato a sinistra per immettersi nella laterale e secondaria via Melfi di Sotto, mancando di dargli la precedenza. Il centauro, appena percepita l’intenzione dell’automobilista di svoltare, ha frenato energicamente ma non è riuscito a evitare l’impatto contro la fiancata destra della macchina, finendo poi esanime sul ciglio della strada. Un impatto terribile e fatale: è deceduto praticamente sul colpo per i gravissimi politraumi riportati, nonostante i disperati tentativi dei sanitari di rianimarlo.
Per fare piena luce sui drammatici fatti il Sostituto Procuratore ha affidato a un proprio consulente tecnico d’ufficio, il Dott. Ing. Lucio Pinchera, una perizia cinematica per ricostruire la dinamica e le cause dello schianto: alle operazioni peritali ha partecipato, come consulente di parte della famiglia, anche l’ing. Francesco Galise, messo a disposizione da Studio 3A. Ebbene, il CTU ha concluso il suo elaborato ascrivendo la totale responsabilità dell’accaduto al settantunenne e non ravvisando alcun concorso di colpa da parte della vittima, nemmeno sulla velocità tenuta, risultata al di sotto del limite stabilito in quel tratto. “Dal punto di vista eziologico risulta assorbente la condotta negligente e imprudente del conducente della Punto, che violava nello specifico l’art. 154/1.2 del Codice della Strada in conseguenza della mancata precedenza da accordare” scrive l’ing. Pinchera, che aggiunge, circa la condotta colposa dell’indagato: “il motociclista poteva essere avvistato in tempo più che utile per soprassedere dalla imprudente e illecita decisione di giovarsi di una precedenza cronologica inattuabile in quel contesto cinematico”. E che conclude: “La velocità attestata entro il limite in quel tratto non configura alcuna concorsualità a carico della vittima, a cui va il mio più profondo rispetto”.
Non basterà per restituire ai familiari il loro caro, ma per lo meno ora c’è la conferma che il trentenne è del tutto incolpevole. Di qui dunque la richiesta del processo per l’automobilista da parte del Pubblico Ministero, “per colpa consistita in negligenza, imprudenza e imperizia, in particolare in violazione degli art. 145 commi 1 e 2 e 154 co. 1 del Cds, che impongono di dare la precedenza in un’intersezione e di effettuare manovre senza creare pericolo per gli altri utenti”.
Anna Rita Santoro