Continua il caos amministrativo dentro l’Istituto di Previdenza e Assistenza (IPA) dei dipendenti capitolini: il Tar del Lazio ha dichiarato illegittima la sostituzione del collegio dei revisori.
Andiamo per ordine. L’annuncio della sentenza arriva tramite una nota del consigliere comunale della Lega, Maurizio Politi, che, commentando la decisione del Tribunale, scrive: «le decisioni arbitrarie e l’incapacità amministrativa di Raggi l’hanno spinta a emettere un’ordinanza illegittima di revoca del presidente del Collegio esponendo, quindi, l’Ipa a un incredibile danno che è gravato a ricaduta anche su tutti i dipendenti che continuano a pagare le quote togliendole dallo stipendio».
La vicenda nasce nel 2019: Sergio Beretta presidente, Abbondio Causa e Andrea Ziruolo componenti del Collegio dei revisori, vengono cacciati anticipatamente dal loro ruolo che avrebbe avuto scadenza con la fine del commissariamento. Motivo: con l’ordinanza 100/2019, la Raggi proroga il commissario straordinario, Fabio Serini, nel suo ruolo, ma interpreta questo atto come un rinnovo, quindi considera concluso il mandato dei revisori.
Il Tar invece rifila una bacchettata sulle dita del Comune e dell’Ipa. Primo punto: il commissariamento. Scrivono i giudici della seconda sezione: “La gestione commissariale costituisce uno strumento eccezionale, dalla durata necessariamente circoscritta e limitata nel tempo, finalizzato a far fronte ad una situazione di temporanea disfunzionalità dell’ente interessato mediante un’organizzazione straordinaria”. Dal 2017 al 2020 la situazione dell’Ipa appare del tutto immutata. Sul rinnovo/proroga di Serini: «Un tale frazionamento della durata complessiva del commissariamento [APPARE]come artificiosamente preordinato a giustificare l’illegittima sostituzione dei ricorrenti». Non solo. Aggiungono i giudici: «Nel caso in cui i revisori non fossero compiacenti verso l’amministrazione, si avrebbe la possibilità di mutare il Commissario Straordinario solo per consentire la revoca dei revisori e la nomina di altri organi di controllo, maggiormente allineati». Il risultato è condanna del Comune, illegittimità della sostituzione, nullità degli atti prodotti e risarcimento per i Revisori cacciati. Interviene Francesco Figliomeni, che sull’Ipa conduce una battaglia pluriennale: «Dopo le denunce sulla gestione “allegra” di Virginia Raggi, la Magistratura ci dà ragione sugli stratagemmi messi in pratica dal Campidoglio per defenestrare chi chiedeva la regolarità degli atti. Abbiamo predisposto un nuovo esposto alla Procura Regionale della Corte dei Conti e all’Anac. Avevamo denunciato a più riprese anche l’illegittimità degli atti emanati e ora vanno accertate le responsabilità per i danni erariali che possono ledere i giusti diritti dei dipendenti capitolini che pagano all’IPA un contributo di circa 400 euro l’anno».
Stefano Bianco