Ospedale Cardarelli di Napoli: l’orrore abita qui. Se qualcuno cercava ancora la dimostrazione dei devastanti effetti del Covid-19 in Campania, il piatto è servito. Nel pronto soccorso del nosocomio partenopeo, sezione “sospetti coronavirus” lo spettacolo è sconvolgente. Nel bagno del reparto c’è il corpo di un uomo riverso sul pavimento, non ha le scarpe, la testa è poggiata di lato, ha una fascia sul braccio per sostenere un ago perché è in terapia. L’ambiente non è deprecabile, il servizio igienico ha colori vivaci, sembra restaurato da poco, appalti freschi. Ma basta girare lo sguardo per avere un moto di rabbia: un groviglio di barelle in cui giacciono uomini e donne, in una promiscuità indicibile ti fa percepire che potresti essere finito in un girone infernale. Nulla di immaginabile, al di fuori di ogni protocollo di sicurezza in un reparto infettivologico. Pazienti in attesa di essere visitati attendono in barella in un “open space” senza alcun divisorio, in una condizione non proprio edificante. Un uomo anziano staziona sulla sua lettiga immobile, circondato da piatti di pietanze intonsi, non è riuscito a nutrirsi, non si capisce se sia vivo o morto e l’odore di urina è insopportabile. Approfittando del momento di confusione dovuto alla macabra scoperta, qualcuno gira un video che è immediatamente diffuso in rete e segnalato dal consigliere regionale della Campania Francesco Emilio Borrelli di Europa Verde, che poi lo condivide sul suo profilo Facebook, oscurando la scena più drammatica. Immediata la reazione della direzione generale, che comunica di aver aperto una inchiesta interna sull’episodio. “È deprecabile – tuona il direttore Giuseppe Longo – che eventi simili siano oggetto di strumentalizzazioni tese a costruire terribili e pericolose suggestioni nell’opinione pubblica”. Non si rende conto, il direttore, che di deprecabile ci sono soltanto le condizioni in cui è ridotto l’ospedale che lui amministra ma va bene, ci troviamo in zona gialla, per i nostri governanti non c’è un’emergenza pressante, tale da far assumere decisioni drastiche per il contenimento dei contagi. Un colore che ha stupito tutta Itala il “giallo campano”. Potrebbe diventare una nuova tonalità anzi, sostituire il rosso assumendo la connotazione di giallo vergogna. Ė un giallo per cui ti rimane difficile raccontare immagini più o meno simili raccolte qua e là negli ospedali regionali, ed essere preso sul serio quando dichiari la classificazione governativa. Al San Giuliano, come nel modernissimo ospedale del Mare, di cui il presidente regionale si faceva vanto in una delle tante inaugurazioni “a tappe” che vanno avanti dal 2015. “Questa mattina all'Ospedale del Mare ho voluto anzitutto ringraziare i tanti che hanno permesso la realizzazione di una struttura meravigliosa che desideriamo diventi uno degli ospedali più belli dell'Italia intera e il punto di forza di tutta la sanità campana”, incensava De Luca in uno di questi mirabolanti passaggi, tra sorrisi di circostanza e battimani di convenienza. Ecco, basta tornare in quella meravigliosa struttura, dove gli infermieri vengono aggrediti, i pazienti attendono invano di essere ricoverati, in mezzo al bailamme più totale: promiscuità, coperte di fortuna per difendersi dal freddo, malati di Covid insieme ai pazienti con comuni patologie. E girando i nosocomi di tutta la Campania il panorama non cambia. Altro che “recupero della mobilità passiva”, presidente De Luca. Da questo inferno chi può fugge. Per questo forse comprendiamo la tanto invocata “zona rossa” che il governo non le ha voluto regalare: solo così può trattenere i poveri malati bisognosi di cure. Per non parlare delle tensioni sociali e i disordini esplosi quando si è paventata la chiusura totale. Forse in Campania non c’è solo il problema sanitario, ci sono altre realtà da prendere immediatamente in considerazione. “Qui non si chiude” hanno sentenziato personaggi non proprio cristallini in corteo per le strade dell’hinterland napoletano e da ciò capisci che le pressioni in quella regione vanno al di là di quelle che sono le statistiche sul contagio. Per questo, assume un valore incontestabile la prontezza e il coraggio del consigliere Borrelli. Un esponente politico che agisce diversamente da coloro che di fronte allo sfacelo e a minacce di “poteri oscuri” girano la testa dall’altra parte. Lui la testa non l’ha girata: l’ha messa in azione per testimoniare ciò che avviene nella sanità di una regione che chiede interventi immediati, severi, definitivi.