(Fonte: ilfoglio.it)
Ogni promessa è mantenuta, ci vedremo in tribunale Virginia, ciao!”. Alla fine lo ha fatto. Salvatore Buzzi ha inviato una lettera con richiesta di risarcimento danni per 100mila euro alla sindaca Virginia Raggi per aver parlato di Mafia Capitale e non di Mondo di Mezzo in un punto stampa subito dopo la sentenza d’appello, due giorni fa. Ad annunciarlo è lo stesso Buzzi con un video un po’ sfocato non appena uscito dallo studio dell’avvocato Marco Turchi. Raggiunto telefonicamente da Il Foglio spiega: “La Raggi può dire quello che vuole sul processo Mondo di Mezzo ma se parla di Mafia Capitale procedo legalmente. Per quanto poco onorevole, un conto è essere un corruttore, un altro un mafioso”.
“Mafia Capitale è stato uno dei capitoli più bui della storia della nostra capitale: sono stati calpestati i diritti dei cittadini e questo è stato riconosciuto”, aveva affermato la sindaca di Roma dopo aver assistito in aula alla lettura della sentenza.
La Pec è stata inviata al gabinetto della sindaca questo pomeriggio con tanto di notifica di avvenuta ricezione. La cifra richiesta, 100mila euro, è “parametrata alla notorietà del soggetto diffamante” – ovvero la sindaca – e al suo grado di comprensione. Virginia Raggi non poteva non sapere la differenza tra le due diverse dichiarazioni. La quantificazione, inoltre, prende in considerazione la “risonanza mediatica” dell’affermazione fatta agli organi di stampa.
E “l’elemento psicologico di fronte a una sentenza autorevole che elimina ogni riferimento all’associazione di stampo mafioso” dice ancora l’avvocato Turchi in riferimento a quanto stabilito dalla Corte di Cassazione, con le motivazioni depositate lo scorso giugno, in cui si specifica che Mafia Capitale non era mafia ma corruzione.
E non è tutto: “Procederò anche contro tutti i leoni da tastiera che parlano ancora di mafia” rilancia Buzzi.
Le condanne del processo di appello bis, dopo la caduta dell’accusa di associazione mafiosa, sono state di dodici anni e dieci mesi per Salvatore Buzzi e dieci anni per Massimo Carminati.
Alessandro Ungaro