Papà, babbo, papi, papino, ad ognuno il suo, una semplice parola che racchiude in sé un mondo, un universo, perché mamma e papà sono amore puro ed infinito, suprema responsabilità di cura e crescita. In lockdown ci troviamo lontani, ma pur sempre vicini, non è la distanza che ci lega, bensì quel sentimento unico e raro. Ci racconta una figlia “ mi hai ascoltato quando ero nella pancia di mamma, ed io ti sentivo, mi hai visto nascere e ti sei emozionato, mi hai visto crescere e mi sei stato vicino nella maniera unica e speciale come sapevi fare tu; mi hai donato amore incondizionato, mi hai insegnato quei valori che oggi risultano doti rare e solo alcuni “eletti” possono provare appieno cosa sia il sentimento dell’amore. La tua felicità era la mia felicità, tu eri felice nel rendermi felice e questo è l’amore autentico, quello che mi hai donato e quello che custodisco nell’animo. Non hai mangiato per donare a me alimenti, non hai comprato un abito per te, ma mi hai regalato anche un semplice dono non necessario che mi rendesse felice, non ti sei curato per offrire a me le tue risorse. Papà, ricordo i nostri sorrisi, i nostri viaggi anche un pò scapestrati, tutto ciò che mi hai insegnato, tu mi sorridevi sempre e ti emozionavi quando ti chiamavo, semplicemente perchè sentivi la mia voce, eravamo lontani solo per distanza chilometrica, ricordo tante lacrime di gioia che versavi quando mi tenevi stretta tra le tue braccia, mentre mi sentivo protetta ed al “caldo” vicino a te. Lontani di città, ma vicini per amore, non ci servivano tante parole, ma sentivamo i nostri sentimenti. Ognuno di noi sperava che l’altro stesse bene e felice, molte volte io non ti chiamavo per non raccontarti problemi perché non potevo mentire e tu ti saresti accorto della mia sofferenza, riconoscevi il mio tono di voce, mi capivi all’istante. Tu non mi chiamavi se avevi problemi e lo facevi quanto mi raccontavi commosso di eventi felici. Papà, è essere presenti con il cuore o essere lontani con il cuore, papà e mamma sono modi di essere, sono modi di “interpretare” la vita. Grazie per avermi fatto conoscere l’amore. Oggi che non ci sei più, siamo lontani, ma sempre vicinissimi. A te dico semplicemente grazie per come sei stato ed aggiungerei per come sei da lassù. Mi manchi ogni giorno, ti voglio bene papà mio”.
Ma quando il papà non fa il papà? Ma quando l’uomo è violento, la storia si ribalta
Femminicidi, figli utilizzati per ferire la ex moglie, compagne, una ossessione, una evidente malattia che perseguita il carnefice che non accetta la separazione, così giunge la vendetta, se non posso averti io non ti avrà nessuno e muori in “nome” dell’amore”, così dicono!!
Il più “coraggioso” uccide a coltellate la propria ex moglie o i propri figli, il “meno coraggioso”, o quello che desidera torturare a vita la ex moglie rea di averlo lasciato, massacra i figli in “nome dell’amore” sempre come ci sostengono i “bravi” padri.
Un figlio per una mamma è la vita, ma anche uno “strumento” per uccidere in vita la ex moglie e compagna, è un coltello che trafigge il cuore
C’è papà e papà e la realtà ci consegna differenti verità.
La festa di oggi, evoca felicità se ti trovi accanto ad un uomo, un uomo puro, quindi, anche vero padre che mette sempre al primo posto i propri figli, indipendentemente da contrasti, diversamente tanto dolore se quel “papà” provoca in te sofferenza, immenso dolore e paura costante.
Ora è un’altra figlia ormai adulta che ci racconta la sua realtà, i suoi sentimenti
“Papà per me è “cinghia e cicatrici”, un padre padrone, che terrorizzava me, mia madre ed i miei fratelli. Papà è colui che mi provocava paura, terrore e sofferenza inaudita, che mi teneva lontano dai miei amici e parenti, dalla mia vita. Mai una carezza, ma un abbraccio, mai un sorriso. Una infanzia di amore e divertimento con mia madre ed i miei fratelli, paura e terrore appena sentivamo i passi che si avvicinavano alla soglia di casa. E la nostra felicità così si tramutava in maltrattamenti, minacce, parolacce, violenze. Ci impediva ogni semplice azione, ogni nostro desiderio, un semplice divertimento lo tramutava in una aggressione fisica e verbale. Papà è dolore, minaccia, maltrattamenti, paure e prigionia. Quindi, cosa mi viene in mente nella giornata della festa del papà? Paura e terrore di cui oggi mi sono liberata, sono cresciuta, sono diventata una donna che ha avuto la forza di contrastarlo, ma resta il ricordo di una infanzia negata, persa nel dolore e pericoli costanti; quei giorni non torneranno più e tu sei la causa di tutto questo. Le nostre mura domestiche erano un inferno, ero piccola e non potevo fare nulla, subivo e basta.. Essere felici non dipende dal luogo dove ti trovi, ma dalle persone che ti circondano o ti scegli. A te padre, non mi sento di farti gli auguri!”
Ed è così che quelle mura della tua “sicura” casa tengono prigionieri donne e figli nel dramma del terrore, paure e violenze, ancor di più durante il lockdown.
Chi tutela donne e bambini da padri-uomini violenti?
Quasi ogni giorno una donna continua a morire, una donna ed un bambino sono vittime di violenze, ma è compito della magistratura evitare femminicidi e figli uccisi da chi gli ha dato la vita. A quella parte della magistratura in cui crediamo, li esortiamo a proteggere donne e bambini dal violento uomo-padre, a loro spetta la salvezza della loro vita.
Quando chiamate il vostro papà pensate al valore che questa semplice parola porta dentro. Madri e padri uniti, quando portano sentimenti veri e sinceri.
Auguri a quei papà che fanno i papà e sono papà, a voi stima e gratitudine, in questa giornata dolce o amara a seconda dei papà.
Al mio papà che conservo nella mia memoria, a lui dico grazie ogni giorno.
Di Giada Giunti