Un folle spara in un comprensorio e uccide tre persone indifese: un anziano di 84 anni e due fratellini di 5 e 10 anni che muoiono tenendo per mano il loro padre. Una storia di degrado e di follia, ma soprattutto una tragedia che si sarebbe potuta evitare essendo lo psicopatico in questione conosciuto dai sanitari che un anno fa lo sottoposero a TSO e già più volte segnalato alle forze dell’ordine per minacce con coltelli e per altri episodi di ira.
Dichiara Vittorio Sgarbi. “Non solo: scopriamo- prosegue- che possedeva la pistola del padre morto che era guardia giurata. Ma allora, vista la pericolosita’ del soggetto: come mai la pistola con la quale l’omicida si è poi tolto la vita non gli è stata sottratta prima? E come mai la vigilanza privata non ha controllato che un soggetto così pericoloso fosse in possesso di una arma da fuoco e non di una scacciacani? Questo dramma, che colpisce una intera comunità, evidenzia drammaticamente voragini nella sicurezza, ma soprattutto paradossi insormontabili: durante il lockdown abbiamo assistito a solerti e delatori vicini di casa pronti a chiamare polizia, carabinieri e vigili urbani per segnalare cene senza mascherina e poi in questo caso di pericolo vero nessuno ha avuto il coraggio di denunciare una situazione che è poi degenerata, ma che certamente si sarebbe potuta evitare se ciascuno avesse fatto il suo”.
Per Sgarbi “il problema non è la diffusione di troppe armi. Il punto e’ la salvaguardia del territorio e il controllo delle anomalie che possono mettere a repentaglio la sicurezza e la incolumita’ dei piu’ deboli. Ecco io credo che nella città di Roma si debba fare molto per affrancare i cittadini dall’isolamento sociale e per far rinascere in ciascuno di noi quel senso civico e quello spirito di solidarietà per il prossimo che ci puo’ rendere protagonisti di un nuovo rinascimento”, conclude.
Francesca Romana Cristicini