Per la prima volta nella Camera dei Deputati la Ministra della giustizia, la professoressa Marta Cartabia ha risposto alle integerrime interrogazioni parlamentari delle deputate Rossella Muroni (misto-maie-psi-facciamoeco) e la deputata Veronica Giannone (FI) volte “ad escludere il riconoscimento della cosiddetta alienazione parentale (ed altre patologie cliniche non riconosciute dalla comunità scientifica) nei procedimenti di affido di minori e misure per la tutela delle donne e dei minori coinvolti in episodi di violenza domestica”.
La Suprema Corte di Cassazione con numerose sentenze già dal 2013, la recente requisitoria della dottoressa Francesca Ceroni (15 marzo 2021), la sentenza della stessa Corte del 17 maggio scorso, il Ministero della salute, la comunità scientifica ed ora anche la ministra ha affermato che la Pas e simili costrutti è ascentifica e non deve essere utilizzata nei tribunali per allontanare mamme e figli.
Due interrogazione scritte con professionalità, competenza e lette con il cuore di donne, mamme che sentono il dolore e la sofferenza di questi bambini allontanati dalla propria mamma e vivono l’inferno per anni ed anni. Il dolore che prova una mamma alla quale viene strappato “il cuore”, il proprio figlio non ha eguali, è il dolore più insopportabile che esiste. Non poterlo vedere, guardarlo, coccolarlo, consolarlo, accarezzarlo, vederlo crescere, perdersi tutti quei meravigliosi momenti che non torneranno più. Nessuno e nulla allontanerà quel dolore, quei danni irreparabili commessi consapevolmente ai danni di mamme e figli. Solo l’amore dei nostri figli accanto possono ridarci la vita, questo un pensiero comune di molte mamme.
Numerosi sono i passaggi degni di nota che distinguono le pronunce delle due deputate, ma oltre ad evidenziare le numerose violazioni normative che avvengono in alcuni tribunali, alcune parole evidenziano il dolore efferato delle mamme vittime di violenze ogni genere, come pure quelle istituzionali e la realtà che si vive nei tribunali.
Le parole riferite con particolare sensibilità dalla deputata Muroni “ madri disperate alle quali io non so più che dire, Ministra, non so spiegare perché lo Stato, invece di proteggerle, le punisca togliendo loro i figli. Tutte, Ministra, tutte mi dicono: era meglio non denunciare, perché le botte sono meglio dei figli sottratti. E mi creda, Ministra, questa è una cosa a cui noi dobbiamo mettere immediatamente fine”, “ i bambini potrebbero raccontare che hanno visto quel padre – che vuole essere imposto loro – picchiare la madre, fare violenza sulla madre. È prassi assai diffusa che i bambini siano ascoltati magari solo dai consulenti”, “la bigenitorialità è un diritto dei bambini, non dei genitori, che se la devono meritare”, “ con la violenza non si media mai, la violenza non può essere mediata e, Ministra, io ne sono sicura: un uomo violento non può essere, mai e poi mai, un buon padre”.
Solo una donna che ha grande cuore e sensibilità può fare tali dichiarazioni.
La Ministra si è presentata in Aula ed ha fatto delle affermazioni importanti che attendevamo, certamente le mamme adesso sperano in interventi urgenti, di protezione e sicurezza.
La Cartabia ha mostrato consapevolezza su quanto accade nei tribunali ribadendo la ascientificità della Pas, menzionando le precedenti risponde del Ministero della salute e della Cassazione, ma ancora di più ci segnala “ una sindrome – ha risposto anche in questa sede il Ministero della Salute – che ad oggi non è riconosciuta dalla grande maggioranza della comunità scientifica e che la Corte di Cassazione ritiene appunto non utilizzabile di per sé sola, tanto più che, in materia di allontanamento dei bambini dalla loro famiglia”, “ dell’intreccio tra l’allontanamento e il tema della violenza ai danni della madre”.
La maggior parte delle donne che sono state uccise avevano denunciato le violenze, ma non sono state protette e, quindi, hanno trovato la morte.
Le mamme che hanno avuto il coraggio di denunciare si sono viste sospendere la responsabilità genitoriale, allontanate dai loro amati figli con atti di vera e propria violenze e tortura, archiviate le denunce sporte e di molti casi addirittura sono state rinviate a giudizio e condannate per reati mai commessi, nonostante siano oggettivamente vittime di violenza. Le mamme a cui sono state allontanate i figli, con l’utilizzo della a scientifica Pas e simili costrutti vengono catapultate un in un vero e proprio inferno dal quale è molto difficile uscirne. Da una violenza di una sola persona, ossia il compagno, il marito, l’ex compagno, l’ex marito, si passa ad una violenza effettuata da molteplici persone, 20, 30 addirittura e la durata della persecuzione giudiziaria arriva a anche a 15, 18 anni e più . Ed a questo punto molte mamme si tormentano per aver denunciato, così come ci invita il nostro Governo.
Anche le denunce in codice rosso che vengono sporte dalle mamme, per la maggior parte dei casi vengono archiviate in pochi giorni oppure anche dopo anni ed anni (un esempio è 4 anni e 4 mesi) senza espletare le dovute e necessarie indagine, senza alcuna dovuta corsia preferenziale.
Ed allora, come si difendono le donne?
La Ministra Cartabia ha risposto anche sul codice rosso.
La Ministra della giustizia sottolinea che sta monitorando con grande attenzione l’applicazione del codice rosso con una raccolta di dati presso tutti i tribunali per comprendere l’esatto impatto all’esatta applicazione come pure ha inviato delle lettere alla Scuola superiore della magistratura per predisporre corsi formativi specifici su questo tema. La Ministra quindi ritiene che “la scuola superiore della magistratura è quella che maggiormente può arrivare a far circolare, informare, ad aggiornare i giudici sui singoli aspetti. In particolare, abbiamo chiesto dei corsi dedicati alla violenza di genere e a questo problema dell’allontanamento”
Ancora corsi di formazione? Ben vengano, ma speriamo che poi sappiano leggere le sentenze, le normative, le procedure, come pure sentire le urla dei bambini e vedere le cicatrici e lividi su mamme e figli!
Precisa la Ministra che nella nuova riforma del processo civile già approvata al Senato, attualmente all’esame della Camera e che dovrà essere in vigore prima della fine del 2021 vengono rafforzate alcune norme, si prevedono una serie di innovazioni e di rafforzamenti di tutele proprio in materia di persone, famiglie e minori. La Ministra si sofferma sulla consulente tecnica d’ufficio che deve attenersi “ai protocolli e alle metodologie riconosciute dalla comunità scientifica”.
Sempre nell’interesse dei minori e delle donne vittime di violenze confidiamo nella attuazione di queste norme, atteso che ad oggi la maggior parte delle normative nazionali, sovranazionali, le sentenze della Corte di Cassazione come pure la Convenzione di Istanbul citata pure dalla Muroni, le procedure non vengono applicate e rispettate.
Conclude la sua interrogazione la deputata Muroni con una richiesta ben precisa, ossia quella soluzione che potrà restituire immediatamente la vita a mamme e figli, “se lei intenda intervenire immediatamente, in attesa di una riforma più ampia, con un atto ministeriale, che metta la parola “fine” a questo, che è un vero e proprio scempio”.
Ci auguriamo che la Ministra intervenga immediatamente, che possa nel più breve tempo possibile poter dare fine a questo dramma del secolo, la sottrazione dei figli dalle madri con metodi violenti, solo perché hanno avuto il coraggio di denunciare e cercano di difendersi e difendere i propri figli da un ex marito/ex compagno, marito/compagno violenti e con evidenti disturbi della personalità e del pensiero.
LEGGI Onorevole Rossella Muroni, interrogazione a risposta immediata in assemblea 3/02581 : CAMERA – ITER ATTO
La seconda interrogazione parlamentare a risposta immediata è stata presentata dalla onorevole Veronica Giannone (FI), una deputata di grande esperienza sul sistema degli allontanamenti, ha all’attivo ben 40 interrogazioni, una deputata che ha organizzato numerose conferenze stampa alla Camera dei Deputati su questo fenomeno, una donna che sostiene fattivamente mamme e figli e partecipa direttamente alla dinamiche della sofferenza di mamme e figli con grande e particolare sensibilità.
La Giannone nella interrogazione precisa che “l‘alienazione parentale, già nota come sindrome da alienazione parentale (Pas) è nata quale disturbo psichiatrico, non riconosciuto dalla comunità scientifica, ma sempre più utilizzato in sede giudiziale – nelle consulenze tecniche d’ufficio – quale causa, talvolta l’unica, per allontanare i minori dalle madri: queste sono definite alienanti, simbiotiche, malevole, manipolatrici”; “ , la Corte di cassazione ha ribadito l’obbligo del giudice di non limitarsi a recepire le conclusioni dei consulenti tecnici d’ufficio che abbiano accertato la sindrome da alienazione parentale, in quanto patologia non validata scientificamente, ma di valutare l’espressione delle oggettive capacità genitoriali (si confronti in tal senso, Corte di cassazione civile n. 13274 del 2019 e n. 13217 del 2021)”, e cita anche la Corte d’Appello, decreto del 3 gennaio 2020”.
La deputata alla Camera nel mercoledì delle question time, chiede senza mezzi termini la posizione della Ministra Cartabia sulla Pas e simili e la risposta è arrivata anche questa volta più che netta e precisa “questa sindrome di alienazione parentale, viene così frequentemente utilizzata in sede giudiziaria per allontanare minori dai genitori, più spesso dalla madre, che viene ritenuta propensa a strumentalizzare il rapporto con il figlio, specie nei momenti conflittuali con l’altro genitore”, “la Corte di Cassazione ribadisce continuamente che non si possono adottare provvedimenti giudiziari basati su soluzioni prive del necessario confronto scientifico e che come tali possono produrre danni ancora maggiori rispetto a quelli a cui vorrebbero, invece, rimediare”.
Ed aggiunge “ l’alienazione parentale, o comunque la si voglia chiamare, emerge spesso nei casi di maltrattamenti in famiglia, sull’assunto che i minori, testimoni per eccellenza dei reati in famiglia, in tutte queste interrogazioni poste sino ad oggi non soltanto da me, e non solo, abbiamo tutti bambini allontanati sino ad oggi per un costrutto che anche lei ha confermato non essere scientificamente provato”.
Sappiamo che il giudice è peritus peritorum, per cui ribadisce la Ministra “il giudice è sempre tenuto a verificarne il fondamento sul piano scientifico e la validità delle affermazioni sulla base delle risultanze della scienza medica”, nella speranza che si attenga a quanto stabilito almeno da ora in poi.
E’ oggettivo che la Ministra non può intervenire sui processi giurisdizionali e sull’attività giurisdizionale, ma la deputata di Forza Italia le fa presente che “quello che però sappiamo e anche che comunque un minimo di ispezione il ministero della giustizia può averlo”.
Infatti il Ministero della giustizia ha potere ispettivo nei relativi tribunali, infatti sono arrivate all’attenzione della Ministra anche numerosissime richieste da tantissime mamme. Come pure, è possibile che tutti gli esposti (pure quelli ereditati) presentati da avvocati dei genitori o dalle stesse mamme nei confronti di coloro che hanno agito in violazione delle normative abbiano un corso urgente e definitivo per impedire altri “errori” e salvare, così, la adolescenza e l’intera vita di innocenti bambini e preservare la serenità e l’incolumità di donne già vittime di violenza. Gli esposti, per competenza del Ministero, potrebbero essere istruiti dallo stesso Ministero, ed inviati per competenza al CSM per i provvedimenti da assumere.
Conclude con una domanda più che lecita la deputata Giannone “ tutti questi bambini perché allora sono stati inseriti in comunità o non sono più a vivere la loro vita con le proprie mamme o comunque con i genitori che hanno denunciato e che hanno provato a proteggerli? È questo che ci tengo a chiederle e, seppur lei stia cercando di intervenire attraverso questa nuova riforma del processo civile, ci sono delle cose che non vanno”.
Attendiamo risposte concrete dalla Ministra.
E’ doveroso ringraziare le deputate Muroni e Giannone, la Ministra Cartabia per le risposte e l’impegno preso, ci auguriamo che gli interventi siano repentini, atteso che le donne e bambini vittime di violenze domestiche ed istituzionali non possono più attendere per i pericoli che corrono ogni secondo.
L’impegno nella difesa di donne e bambini dovrebbe essere un impegno comune, indipendentemente dalle appartenenze politiche e di sesso; certamente si uniranno altri deputati e senatori perché i bambini vanno sempre protetti ed amati.
A maggior ragione si attendono interventi, attesa anche la risoluzione del 6 ottobre scorso (link) del Parlamento europeo che chiede agli Stati membri, quindi a maggior ragione all’Italia, il rispetto delle normative, interventi definitivi “sull’impatto della violenza da parte del partner e dei diritti di affidamento su donne e bambini”.
LEGGI Onorevole Veronica Giannone, l’interrogazione a risposta immediata in assemblea 3/02582 : CAMERA – ITER ATTO
LEGGI pure “Strasburgo, nuovo duro colpo alla PAS e alle decisioni italiane sugli allontanamenti dei figli dalle mamme, già vittime di violenze domestiche” link
Le interrogazioni a risposta immediata del 3 novembre 2021, Camera dei Deputati, Muroni, Giannone, Ministra Cartabia:
Si riportano integralmente le interrogazioni a risposta immediata in assemblea, on.li Muroni, Giannone, Ministra Cartabia
Testo dell’interrogazione Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-02581 presentato da MURONI Rossella testo di Martedì 2 novembre 2021, seduta n. 586
MURONI, FIORAMONTI, FUSACCHIA, CECCONI e LOMBARDO. —
Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che:
l’alienazione parentale viene definita in tanti modi – madre adesiva, madre assorbente, madre simbiotica, madre malevola – e, nonostante, va ribadito, non sia ritenuta scientificamente valida, questa teoria è usata nelle separazioni e in giudizio dagli uomini accusati di maltrattamenti per combattere la compagna e ottenere l’affido; troppo spesso, a parere degli interroganti, i giudici, per valutare la capacità genitoriale di entrambi gli adulti, si affidano alle consulenze tecniche d’ufficio, senza ascoltare i testimoni e prima di tutto la mamma e i bambini. Le consulenze tecniche d’ufficio sono pareri di psicologi e neuropsichiatri infantili a cui i tribunali ricorrono sempre più spesso. E così la valutazione psicologica del consulente tecnico diventa il solo modo per accertare i fatti.
Questi esperti, sulla base del principio della bigenitorialità e della madre «alienante», finiscono per essere determinanti nell’allontanamento dei bambini che spesso vengono trasferiti in case famiglia dove rimarranno per mesi o anni;
sulle circa 100.000 separazioni avviate ogni anno in Italia, 20.000 sono giudiziali, ma tra queste non si conosce il numero dei casi caratterizzati da violenza perché il rilievo non è stato mai effettuato.
Le donne non vengono credute né ascoltate e la violenza viene derubricata, cioè ridotta a semplice conflittualità di coppia;
nell’ambito della riforma del processo civile, il cui iter è in corso, è stata approvata una norma che va nella direzione auspicata, in quanto stabilisce che, con riguardo alla consulenza tecnica d’ufficio, il consulente «si attiene ai protocolli e alle metodologie riconosciuti dalla comunità scientifica», escludendo quindi il ricorso al costrutto della sindrome da alienazione parentale. Va peraltro considerato che dovranno poi essere emanati entro un anno i decreti attuativi e, a parere degli interroganti, si tratta comunque di un tempo lunghissimo per affermare definitivamente il principio che un uomo violento non può essere un buon padre –:
quali iniziative normative intenda adottare affinché sia immediatamente escluso il riconoscimento dell’alienazione parentale o conflitto di lealtà o sindrome della «madre malevola» e vengano previste misure pienamente idonee a tutelare donne e minori coinvolti in episodi di violenza domestica, nonché a rendere effettiva l’applicazione del «codice rosso» da parte innanzitutto delle procure, al fine di garantire la celere definizione dei procedimenti penali che riguardano la violenza sul coniuge e sui minori, i cui riflessi sui procedimenti civili sono decisivi. (3-02581)
in AULA, il 3 novembre 2021
(Iniziative normative volte a escludere il riconoscimento della cosiddetta alienazione parentale nei procedimenti di affido di minori e misure per la tutela delle donne e dei minori coinvolti in episodi di violenza domestica – n. 3-02581)
PRESIDENTE. L’onorevole Muroni ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3- 02581 (Vedi testo di seguito).
ROSSELLA MURONI (M-MAIE-PSI-FE). Grazie, Presidente. Signora Ministra, succede che in un processo per separazione dei coniugi, si decida per l’affido di un figlio ai due genitori anche in presenza di una violenza domestica da parte del padre sulla madre, o che si deliberi l’affido condiviso prima della conclusione del processo penale, o che non se ne tenga proprio conto.
La Convenzione di Istanbul – lei lo sa – lo vieta. La prassi di acquisire sempre atti e provvedimenti del procedimento penale che riguardano le persone coinvolte nella causa civile, nei casi di violenza domestica, è praticata da meno di un terzo dei tribunali civili e comunque raramente vengono presi in considerazione dai consulenti tecnici d’ufficio, che dovrebbero semplicemente supportare i giudici, ma che spesso di fatto li sostituiscono nelle decisioni. Succede anche che un bambino sia affidato solo al padre, o venga portato in casa famiglia, anche con l’uso della forza, anche nel caso in cui il bambino rifiuti la figura paterna e che di questo rifiuto sia ritenuta colpevole la madre e, per questo, allontanata da lui, sulla base di una patologia scientificamente inesistente, la PAS, la sindrome di alienazione parentale. Insomma, Ministra, la scienza, nonché la Cassazione, dicono che la PAS non esiste, ma di fatto viene applicata nei tribunali italiani e madri e figli vengono separati. Le chiedo, Ministra, se lei intenda intervenire immediatamente, in attesa di una riforma più ampia, con un atto ministeriale, che metta la parola “fine” a questo, che è un vero e proprio scempio (Applausi di deputati del gruppo Partito Democratico).
PRESIDENTE. La Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha facoltà di rispondere.
MARTA CARTABIA, Ministra della Giustizia. Grazie. Ringrazio gli onorevoli interroganti, in particolare l’onorevole Muroni, per aver posto l’attenzione su temi tanto delicati, complessi e sempre più sentiti che riguardano i provvedimenti dell’autorità giudiziaria a tutela dei minori in ambito familiare, soprattutto quando comportano l’allontanamento da uno o da entrambi i genitori. Sono problemi che sono oggetto di interventi importanti nella riforma del processo civile che, dopo l’approvazione in Senato, è attualmente all’esame di questo Parlamento e che dovrà essere conclusa e dovrà essere in vigore prima della fine del 2021, secondo i patti assunti con l’Europa, che sono scritti nelle scadenze del PNRR. La sua interrogazione tocca due profili distinti, ma che tante volte si intrecciano nella prassi. Uno è il problema della sindrome da alienazione parentale.
Già lei ha detto che si tratta di una sindrome – ha risposto anche in questa sede il Ministero della Salute – che ad oggi non è riconosciuta dalla grande maggioranza della comunità scientifica e che la Corte di Cassazione ritiene appunto non utilizzabile di per sé sola, tanto più che, in materia di allontanamento dei bambini dalla loro famiglia, occorre accertare sempre le situazioni in concreto, i concreti comportamenti tenuti dalle parti, utilizzando tutti i mezzi di prova e non basandosi su una teoria, a maggior ragione quando è priva di riscontro scientifico.
La riforma del processo civile interviene su vari aspetti, innanzitutto dà più strumenti al giudice per intervenire tempestivamente a tutela del minore ed emettere adeguate misure di salvaguardia e di protezione.
Sull’altro punto che lei segnala, quello dell’intreccio tra l’allontanamento e il tema della violenza ai danni della madre, la riforma rafforza una norma che già esiste, ma che è poco utilizzata, l’articolo 64 del Codice di procedura penale, che prevede il coordinamento tra il giudice penale, quando c’è una violenza da accertare, e il giudice civile, che si occupa del bambino e della tutela che ne deve conseguire. Inoltre, più in generale, stiamo monitorando con grande attenzione, ad esempio, l’applicazione del Codice rosso, stiamo facendo una raccolta di dati presso tutti i tribunali per comprendere l’esatto impatto e l’esatta applicazione, e stiamo anche svolgendo e abbiamo mandato delle lettere e delle richieste, di cui già ho avuto riscontro, alla Scuola superiore della magistratura, per predisporre percorsi formativi specifici su questo tema. La Scuola superiore della magistratura è quella che maggiormente può arrivare a far circolare, a informare, ad aggiornare i giudici sui singoli aspetti. In particolare, abbiamo chiesto dei corsi dedicati alla violenza di genere e a questo problema dell’allontanamento.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare l’onorevole Muroni.
ROSSELLA MURONI (M-MAIE-PSI-FE). Grazie, Ministra, per queste notizie e per queste spiegazioni, che credo siano utili per tutte e tutti noi. Ministra, io in questi mesi ho incontrato decine di madri, definite dalle consulenze tecniche d’ufficio alienanti, malevole, ostative, assorbenti. Io le definisco madri disperate, Ministra, barricate in casa. In alcuni casi, io e alcune deputate siamo andate sotto casa di queste donne per impedire che i bambini venissero portati via con la forza. Che cosa devono fare le donne in Italia? Procurarsi una deputata da tenere sotto casa per impedire che i bambini vengano portati via (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico, Misto e della deputata Giannone)?
Non credo che sia questa la strada. Madri disperate alle quali io non so più che dire, Ministra, non so spiegare perché lo Stato, invece di proteggerle, le punisca togliendo loro i figli. Tutte, Ministra, tutte mi dicono: era meglio non denunciare, perché le botte sono meglio dei figli sottratti. E mi creda, Ministra, questa è una cosa a cui noi dobbiamo mettere immediatamente fine. Davvero la ringrazio per le notizie che ci ha dato e per la sensibilità che sta dimostrando. È un fenomeno grave e diffuso, che porta ad affido condiviso anche se l’uomo in questione è stato denunciato per violenze familiari e la colpa viene data, appunto, alle donne. Si dà poco credito ai minori e alle loro testimonianze. Spesso i giudici neanche li sentono, i minori. I bambini potrebbero raccontare che hanno visto quel padre – che vuole essere imposto loro – picchiare la madre, fare violenza sulla madre. È prassi assai diffusa che i bambini siano ascoltati magari solo dai consulenti. Ministra, io spero che il lavoro che stiamo facendo sulla riforma vada avanti e che accolga anche il lavoro fatto dalla Commissione femminicidio, presieduta dalla senatrice Valente.
Concludo, svolgendo alcune considerazioni. La bigenitorialità è un diritto dei bambini, non dei genitori, che se la devono meritare e che la possono esercitare fino a quando non danneggiano i bambini o altri familiari.
Con la violenza non si media mai, la violenza non può essere mediata e, Ministra, io ne sono sicura: un uomo violento non può essere, mai e poi mai, un buon padre (Applausi di deputati dei gruppi Partito Democratico, Liberi e Uguali, Misto e della deputata Giannone).
Testo dell’interrogazione Interrogazione a risposta immediata in Assemblea 3-02582 presentato da GIANNONE Veronica testo di Martedì 2 novembre 2021, seduta n. 586 GIANNONE. —
Al Ministro della giustizia. — Per sapere – premesso che: l‘alienazione parentale, già nota come sindrome da alienazione parentale (Pas) è nata quale disturbo psichiatrico, non riconosciuto dalla comunità scientifica, ma sempre più utilizzato in sede giudiziale – nelle consulenze tecniche d’ufficio – quale causa, talvolta l’unica, per allontanare i minori dalle madri: queste sono definite alienanti, simbiotiche, malevole, manipolatrici; la sindrome da alienazione parentale è dinamica psicologica disfunzionale, ideata nel 1985 dal medico statunitense Richard Gardner, di controverso fondamento scientifico, cui le consulenze tecniche d’ufficio hanno fatto riferimento senza alcuna riflessione sulle critiche emerse nella comunità scientifica circa l’effettiva sussumibilità della predetta sindrome nell’ambito delle patologie cliniche;
fin dal 2013 la consulenze tecniche d’ufficio è stata definita dalla Corte di cassazione come una costruzione psico-forense in virtù della quale un genitore strumentalizza la relazione con il minore a danno dell’altro; sovente, il concetto di sindrome da alienazione parentale, seppure diversamente definito, emerge proprio nei casi di abusi o maltrattamenti in famiglia, sull’assunto che i minori – testimoni per eccellenza dei reati endofamiliari – siano manipolati dalla madre denunciante;
con reiterati e successivi arresti, la Corte di cassazione ha ribadito l’obbligo del giudice di non limitarsi a recepire le conclusioni dei consulenti tecnici d’ufficio che abbiano accertato la sindrome da alienazione parentale, in quanto patologia non validata scientificamente, ma di valutare l’espressione delle oggettive capacità genitoriali (si confronti in tal senso, Corte di cassazione civile n. 13274 del 2019 e n. 13217 del 2021);
anche la giurisprudenza di merito (corte di appello di Roma, decreto n. 2 del 3 gennaio 2020) si è allineata sulle posizioni del giudice della nomofilachia, ribadendo la necessità per i giudici di confrontare e valutare le diagnosi di sindrome da alienazione parentale, sulla base delle proprie cognizioni scientifiche, ovvero tramite esperti, anche tramite la comparazione statistica di casi clinici, al fine di verificare il fondamento – sul piano scientifico – di consulenze tecniche d’ufficio le cui risultanze non siano riconosciute dalla comunità accademica internazionale, escludendone l’utilizzo in materia di affidamento di minori –: quale sia la posizione del Ministro interrogato circa quanto esposto in premessa e quali iniziative di competenza, anche di natura normativa, intenda intraprendere volte a escludere l’utilizzo della teoria dell’alienazione parentale ovvero di altre patologie cliniche non riconosciute dalla comunità scientifica in materia di provvedimenti di affido di minori. (3-02582)
in AULA, il 3 novembre 2021
(Iniziative di competenza, anche di natura normativa, volte a escludere, nell’ambito dei provvedimenti di affido di minori, l’utilizzo della cosiddetta alienazione parentale ovvero di altre patologie cliniche non riconosciute dalla comunità scientifica – n. 3-02582)
PRESIDENTE. L’onorevole Giannone ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3- 02582 (Vedi testo di seguito)
VERONICA GIANNONE (FI). Grazie, Presidente. La alienazione parentale (ex PAS) non è riconosciuta dalla comunità scientifica, ma è sempre più utilizzata, in sede giudiziale, dalle CTU quale causa, talvolta l’unica, per allontanare i minori principalmente dalle madri, che sono definite: alienanti, simbiotiche, malevole e manipolatrici.
La Suprema Corte, fin dal 2013, ha definito tale teoria come una costruzione psico-forense ed ha già specificato più volte, anche con una recente ordinanza, che il giudice ha l’obbligo di non limitarsi a recepire le conclusioni dei CTU in materia di relazione parentale, ma è tenuto a verificare il fondamento di una consulenza che presenti devianze dalla scienza medica ufficiale, poiché quello che conta sono le effettive ed oggettive capacità genitoriali.
L’alienazione parentale, o comunque la si voglia chiamare, emerge spesso nei casi di maltrattamenti in famiglia, sull’assunto che i minori, testimoni per eccellenza dei reati in famiglia, siano manipolati principalmente dalla madre denunciante, la quale non viene creduta vittima di abuso, ma autrice di una sorta di plagio sui figli, offrendo di fatto una scappatoia di non poco conto sugli abusanti, con danni enormi per i bambini.
Vorrei sapere, onorevole Ministro della Giustizia, la sua posizione sull’argomento e se intenda adottare indirizzi univoci, volti ad escludere l’utilizzo di tale costrutto, non riconosciuto dalla comunità scientifica, in materia di affidamento di minori.
PRESIDENTE. La Ministra della Giustizia, Marta Cartabia, ha facoltà di rispondere.
MARTA CARTABIA, Ministra della Giustizia. Grazie, onorevole Giannone, per aver posto anche lei l’attenzione su questo tema, dell’alienazione parentale, questa sindrome di alienazione parentale, che viene così frequentemente utilizzata in sede giudiziaria per allontanare minori dai genitori, più spesso dalla madre, che viene ritenuta propensa a strumentalizzare il rapporto con il figlio, specie nei momenti conflittuali con l’altro genitore.
Bisogna sottolineare che, come regola generale, nella valutazione dell’attendibilità delle prove, in particolare quelle che risultano dalle consulenze tecniche d’ufficio, il giudice è sempre tenuto a verificarne il fondamento sul piano scientifico e la validità delle affermazioni sulla base delle risultanze della scienza medica. Come ho detto poco fa e come aveva già detto il Ministro Speranza, il 29 maggio 2020, rispondendo a un’interrogazione parlamentare, questa sindrome da alienazione parentale non è riconosciuta come disturbo psico-patologico dalla stragrande maggioranza della comunità scientifica. Come osservava anche lei, nella sua interrogazione, la Corte di cassazione ribadisce continuamente che non si possono adottare provvedimenti giudiziari basati su soluzioni prive del necessario conforto scientifico, e che, come tali, possono produrre danni ancora maggiori rispetto a quelli a cui vorrebbero, invece, rimediare.
Come sapete, il Ministro della Giustizia non può mai intervenire sui processi giurisdizionali e sull’attività giurisdizionale: c’è un principio costituzionale, quello della indipendenza del giudice, che separa il Ministro dall’attività giurisdizionale dei singoli uffici giudiziari.
Tuttavia, nel disegno di legge delega di riforma del processo civile – che arriverà a breve, mi auguro, all’esame di questa Aula – si prevede una serie di innovazioni e di rafforzamenti di tutele proprio in materia di persone, famiglia e minori.
In particolare, si prevede che il consulente tecnico d’ufficio debba attenersi – cito – “ai protocolli e alle metodologie riconosciute dalla comunità scientifica”. Inoltre, sempre nel medesimo disegno di legge, è prevista l’istituzione dell’albo dei consulenti tecnici d’ufficio di una particolare specifica categoria relativa alla neuropsichiatria infantile, alla psicologia dell’età evolutiva, alla psicologia giuridica e forense, nonché l’introduzione di specifici requisiti di competenza necessari per l’iscrizione dei professionisti in tale categoria.
Insomma, ci sono vari interventi che mirano a rafforzare la base e la solidità scientifica delle perizie, quando vengono richieste dal giudice, sempre fatto salvo il suo obbligo di verificarne l’attendibilità. Si tratta di condizioni che tendono a elevare la qualità dell’accertamento tecnico sulla base di competenze specifiche, ritenute imprescindibili, in particolare in una materia così delicata come quella familiare, ove le decisioni giurisdizionali possono determinare conseguenze indelebili nella vita dei soggetti che sono particolarmente vulnerabili, come le persone minori di età.
PRESIDENTE. Ha facoltà di replicare l’onorevole Giannone.
VERONICA GIANNONE (FI). La ringrazio per aver fornito specificazioni, sia nella risposta data in precedenza alla mia collega sia a quella data adesso a me, però ci tengo, Ministro Cartabia, a precisarle alcune cose. La prima interpellanza che feci in quest’Aula risale a ottobre 2019. Ho depositato oltre 40 interrogazioni sul tema, casi tutti diversi, ma tutti uniti sempre in una forma di decreto sempre uguale, che riprendeva principalmente quanto descritto all’interno delle perizie del consulente tecnico, tutte legate ad alienazione parentale o altre denominazioni che le abbiamo già specificato prima e che lei conosce sicuramente meglio di me.
Da queste interrogazioni io, così come tutti i colleghi, sappiamo perfettamente che lei, come Ministro, non può permettersi di andare a interfacciarsi o comunque inserirsi all’interno di procedimenti in atto.
Quello che però sappiamo è anche che comunque un minimo di ispezione il Ministero della Giustizia può averlo. Allora, in tutte queste interrogazioni poste sino ad oggi non soltanto da me, e non solo, abbiamo tutti bambini allontanati sino ad oggi per un costrutto che anche lei ha confermato non essere scientificamente provato, non dovrebbe essere preso in considerazione dai giudici; tutti questi bambini che oggi sono comunque in casa famiglia, alcuni dei quali sottratti pochi giorni fa in modo anche violento, aggressivo, perché è questo che avviene durante una sottrazione, perché una sottrazione non è un allontanamento. Tutti questi bambini perché allora sono stati inseriti in comunità o non sono più a vivere la loro vita con le proprie mamme o comunque con i genitori che hanno denunciato e che hanno provato a proteggerli? È questo che ci tengo a chiederle e, seppur lei stia cercando di intervenire attraverso questa nuova riforma del processo civile, ci sono delle cose che non vanno.
PRESIDENTE. Concluda.
VERONICA GIANNONE (FI). Concludo subito, Presidente. La prima riguarda la psicologia giuridica e forense: è lì che insegnano a riconoscere l’alienazione parentale. Se noi inseriamo queste persone e queste professionalità all’interno di quest’albo, andremo ad inserire tutte quelle persone che ad oggi insegnano a riconoscere qualcosa che non è scientifico e che non esiste (Applausi della deputata Muroni).
Di Giada Giunti