“La tempestiva individuazione dei casi Covid positivi con l’immediato trasferimento nei reparti Covid e l’isolamento dei pazienti negativi in un nuovo reparto appositamente allestito, hanno permesso il contenimento della diffusione dell’infezione. Le condizioni cliniche dei pazienti e degli operatori sanitari interessati sono buone. L’attività di trapianti non si è mai interrotta come confermato anche dai due trapianti bipolmonari eseguiti nelle ultime 72 ore”, questa la nota diffusa dalla Direzione generale dell’ospedale Umberto I di Roma riferita al focolaio Covid individuato nel reparto trapianti del nosocomio ed, al momento, esteso a 9 persone, della quali 8 risulterebbero già vaccinate e delle quali una, addirittura, con tre dosi.
A quanto si apprende il contagio sarebbe partito da un infermiere vccinato del reparto dialisi che avrebbe contagiato un paziente.
La tensione è evidente tra i medici, che si allontanano in fretta infastiditi dalle domande volte alla ricerca di conferme, ed il personale sanitario.
“Mi hanno detto stamattina di due medici di un altro reparto risultati positivi, ma è difficile capire cosa succede davvero qui dentro, nessuno di noi può parlare – dichiara un infermiere – . Ma adesso abbiamo paura. Non dovremmo girare per reparti, ma a volte lo facciamo, come in dialisi, e comunque gli ausiliari vanno in giro dappertutto, chi porta le vettovaglie, chi porta le lenzuola e se qualcuno è positivo, il virus va con lui. E come se non bastasse mangiamo negli stessi bar, ci mischiamo”.
L’atmosfera del reparto trapianti è improvvisamente diventata spettrale con sala d’aspetto vuota e portone chiuso.
“E pensare che rispetto ad altri ospedali facciamo più controlli, tutto il personale sanitario fa un tampone ogni 15 giorni”, dice con tono sconsolato una dipendente dell’ospedale.
Ora rimane da capire come sia stato possibile lo svilupparsi del cluster.
Tristano Quaglia