Sara (nome di fantasia), una mamma di una ragazza di 15 anni e di un figlio di 9. Ottima madre per una figlia, “non idonea” per l’altro figlio, secondo il tribunale.
Stesse storie che si ripetono in tutta Italia.
Una mamma che cresce suo figlio con amore e presenza, un padre che ritorna nella vita del figlio chiedendo il collocamento in casa famiglia, perchè “ è per il suo bene”, sostiene, come ci racconta la mamma. Un padre rifiutato dal figlio perché lo percepisce violento, ne ha paura. Nessuna protezione per mamma e figlio, ma il tribunale ha deciso di dividerli ed “ora ci troviamo rinchiusi in casa, mio figlio ha terrore di uscire per la paura di essere portato via, non voglio andare a scuola, mi dice, perché mi prendono lì”, racconta mamma Sara a Paeseroma.
“Tutto è iniziato da una denuncia per violenza domestica – continua il racconto Sara – sono stata accompagnata dai carabinieri per uscire da casa dove vivevo con il mio compagno, il padre di mio figlio, ora vivo a casa con i miei due figli. Voleva che abortissi, ci racconta Sara emozionandosi, ma non ci ho mai pensato neppure per un secondo.
Il padre di mio figlio prima si è disinteressato di lui, poi sono stati disposti gli incontri protetti, ho sempre accompagnato mio figlio, nonostante avesse paura e veniva trattato male. Ho sempre tentato il dialogo con il mio compagno – spiega Sara – con l’invio di messaggi, email, richiesta di incontralo, telefonate e soprattutto chiedendogli di fare il padre con affetto, ma la richiesta era sempre la stessa, il collocamento in casa famiglia, ritenendo fosse per il suo bene”.
Come si fa a pensare che allontanare il proprio figlio, strapparlo dalle braccia della mamma, collocarlo in un luogo fatto di estranei, lontano dal suo luogo di appartenenza, dalla sua scuola, dal corso di musica, dai suoi amici, dalle sue abitudini, per costringerlo ad incontrare un padre che teme sia per il suo bene?
E’ possibile, purtroppo, perché questo fenomeno sociale è ormai radicato in tutta Italia.
Madri che subiscono violenza domestica, denunciano e si trovano allontanate dai propri figli con la velocita della luce, nella totale violazione delle normative, senza neppure ascoltare la volontà dei bambini, come prevede la legge, nessun contraddittorio.
“ E’ un provvedimento assurdo – dichiara il legale della mamma, Donatella Bussolati – una storia che inizia dalle violenze subite da questa mamma, si separano, ma poi lui chiede le modifiche delle condizioni di affido con il cambio di collocamento presso di lui (in subordine in comunità) ed il mantenimento, accusando la donna di alienazione, confermata dalla CTU. Il tribunale ordinario decide per l’allontanamento del minore dalla mamma con la motivazione della “conflittualità” tra i genitori. Una decisione quella del tribunale che “giustifica” tre possibilità completamente diverse; una assurdità evidente, partendo dalla conflittualità ed alienazione le decisioni sono un centro diurno, un centro semi residenziale, oppure una comunità, tre impatti completamente diversi sul minore”.
E’ davvero questo il superiore interesse del minore, si domanda l’avvocato Bussolati ed aggiunge “ quando si decide un allontanarlo dalla famiglia sicuramente è un danno certo e un grandissimo dolore, per questo si deve fare solo per extrema ratio, perché il tempo che il minore perde e non vive nell’amore familiare nessuno glielo potrà mai restituire”.
Ricorda la Bussolati che lo Stato ha un obbligo, ossia quello di attivate tutte quelle risorse per evitare l’allontanamento, per garantite al minore di vivere all’interno della propria famiglia. “Nel caso di mamma Sara non è mai stato attivato neppure un progetto di cogenitorialità con i genitori, non è stato fatto ed arriviamo ad un allontanamento?
Il bambino è sereno con i pari e con gli adulti, curioso, lo dice la pagella, ottimo apprendimento, diligente, puntuale nella consegna dei computi a casa, ben curato. Non ha nessuna caratterista per essere allontanato, non ci troviamo nei casi di extrema ratio”, conclude l’avvocato Donatella Bussolati.
“Un bambino cresciuto con amore, sempre seguito, tutti 9 e 10 a scuola, perché me lo dovrebbero allontanare, che reati ho commesso”, si chiede la mamma.
Forte è stato il sostegno per mamma e figlio, MaternaMente e MovimentiaMoci Vicenza, assieme a tanti amici e cittadini si sono dati appuntamento sotto casa di Deborah il weekend scorso ed anche questo. Erano in 60 circa per sostenerli ed impedire un ennesimo e tragico prelievo coatto. Queste manifestazioni di solidarietà, ci emozionano, perchè ad emozionarci sono anche e soprattutto gli amici di M. (nome di fantasia) che vediamo nella foto di spalle che restano sotto casa del loro amico “per proteggerlo”.
I sentimenti e le azioni dei bambini sono di grande esempio che gli adulti dovrebbero accogliere.
“Ho organizzato una conferenza stampa alla Camera per il 24 febbraio – commenta Stefania Ascari (m5s), deputata della Commissione Giustizia e Antimafia e della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori – per cercare di dare voce a tutte le mamme, perché sono storie sommerse e non conosciute, ci arrivano segnalazioni continue – sottolinea la deputata ed aggiunge – l’obiettivo è fare luce su questi aspetti bui che ci sono, bisogna far luce anche sull’inefficienza nei tribunali che hanno persone non specializzate, non preparate e l’ascolto dei minori non viene eseguito”. Anche la deputata Veronica Giannone (fi), segretario della commissione Infanzia e Adolescenza e componente della commissione Giustizia si sta interessando molto concretamente al caso di Sara e suo figlio, come ha fatto e sta facendo da anni per altre storie simili.
Siamo fiduciosi che questa storia, come tutte le altre, abbia un lieto fine.
Di Giada Giunti