La conferenza stampa del 15 marzo scorso si è tenuta alla Camera dei Deputati, organizzata dalle parlamentari Stefania Ascari (M5S) – commissione giustizia ed antimafia, capogruppo Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori – e Veronica Giannone (FI) – segretario della commissione Infanzia e Adolescenza e componente della commissione Giustizia, membro della stessa Commissione affidi illeciti – da anni in prima linea per la difesa dei diritti dei bambini, delle famiglie, in particolare delle donne vittime di violenza. Mamme accusate della ascientifica sindrome di alienazione parentale, figli terrorizzati dai padri violenti, prelevati con la violenza dalle loro case, scuole, ospedali e collocati nelle case famiglie o affidati proprio al genitore violento.
In conferenza stampa è stato portato un caso di una mamma della Lombardia che non vede il figlio da 6 mesi.
La deputata Ascari esordisce con il ringraziare la sua collega Giannone – che ricambia – con la quale sta facendo un lavoro di squadra ed un impegno costante, determinato e di gran coraggio.
Le due deputate fin dall’inizio della legislatura si sono occupate di questa tematica, il contrasto alla violenza di genere, la Ascari sottolinea “ mi sono resa conto che molte donne che denunciavano maltrattamenti e violenze, invece di essere supportate venivano il più delle volte non credute, o addirittura colpevolizzate, con il rischio sempre più palese ed evidente che invece di allontanare il maltrattante, o chi fa del male, o chi crea il problema, veniva allontanato il bambino dalla mamma e dall’intero nucleo familiare. Quindi, creando ovviamente un corto circuito nel sistema”.
La deputata ci fornisce alcuni dati importanti che sono emersi, ossia che “in 9 casi su 10 le donne effettivamente non denunciano per una paura concreta; in commissione sono arrivate segnalazioni dal 2018 di allontanamenti dei minori dalla propria famiglia, ma soprattutto dalla propria mamma”.
Ed è così che introduce il caso portato in conferenza stampa, una mamma della Lombardia che non vede il figlio da 6 mesi e sottolinea che “ per un bambino è una eternità, una sofferenza incalcolabile”. La Ascari rivela che “dal 2018 continuiamo a ricevere segnalazioni da nord a sud alle isole e, quindi, noi come legislatori non possiamo mettere la testa sotto la sabbia” e continua “ grazie all’ascolto sono riusciti a capire cosa non funziona nel sistema degli allontanamenti. La parlamentare rappresenta anche “che qui davanti a Montecitorio c’è un presidio fisso di mamme che denunciano l’illegittimo, ingiusto allontanamento dei propri figli e grazie all’ascolto, al confronto siamo arrivati a capire cosa non funziona”.
Le dichiarazioni della parlamentare si basano “su un’esperienza vissuta e toccata con mano – e sottolinea – quando parli di allontanamenti dei propri figli è una sofferenza che è il peggior incubo che possa capitare a un genitore, ad una madre, è veramente la cosa che è ingestibile dal punto di vista del dolore, della sofferenza – e precisa – anche sentirtelo raccontare è terribile”.
Emergono altri dati della Commissione, ossia che gli allontanamenti avvengono “ in contesti di violenza, in contesti di conflitto familiare, in contesti di totale mancanza di ascolto dei bambini, i bambini non vengono ascoltati”. La Ascari cita la mancanza di circolarità di informazioni tra tribunali civili, tribunali penali, tribunali per i minori ed evidenzia che “ci sono procedimenti paralleli in piedi in cui non c’è nessuna comunicazione tra di loro, addirittura situazione di affido familiare in contesti in cui ci sono maltrattamenti, violenze, abusi”. Situazioni paradossali, sostiene oggettivamente.
“Ed ancora mancanza di formazione da parte di chi ruota attorno a queste situazioni di vulnerabilità, è troppa discrezionalità che viene data nelle mani di questi operatori che siano assistenti sociali che siano consulenti tecnici, che siano magistrati o addirittura inversione di ruoli in cui magistrati diventano assistenti sociali e assistenti sociali diventano magistrati”. Così che le relazioni che vengono depositate non corrispondono alla realtà di quella famiglia, senza i dovuti “approfondimenti”, come pure gli “assistenti sociali considerati polizia giudiziaria addirittura senza averne assolutamente la competenza. Questo è emerso nella patologia del sistema di tutela minori che riguarda il caso Bibbiano, in cui addirittura avevamo relazioni false o addirittura conflitti di interesse o prove manomesse; braccia che si sono allungate in un disegno di un bambino per mostrare che c’era un abuso”.
La Ascari unitamente alla Giannone hanno presentato numerose interrogazioni parlamentari su molti casi che sono arrivati (numerosissimi), hanno “letto centinaia di atti, chiesto al Ministero di competenza di intervenire mandando ispettori per vedere anche la genuinità, la correttezza anche di questi atti e di queste decisioni. Sono state depositate delle proposte di legge nel 2019, in cui si chiede una riforma del sistema affidi” C’è poi una riforma civile, che ancora oggi andrebbe rivista, “c’è oggi in Parlamento una commissione di inchiesta che indaga sul perché i bambini vengono allontanati, come stanno, dove sono, come vengono trattati, affidamenti che dovrebbero essere monitorati con un progetto e una rivisitazione costante, invece dopo 2 anni non si sa che fine fanno, dove stanno e che cosa è stato fatto”.
E’ indiscutibile che ci siano operatoti e realtà virtuose ci tiene a precisare la Ascari, “ma purtroppo ci sono anche tante falle che vengono sempre di più in evidenza”, conclude la Ascari che ringrazia i presenti, gli esperti, chi vive queste situazioni “perché noi come legislatori dobbiamo capire per intervenire e modificare ancora quello che non funziona”.
La deputata Giannone facendo riferimento alle possibilità di lavoro della Commissione d’inchiesta, precisa che oltre “al recupero di dati relativi ai bambini, a quanti sono, i motivi dell’allontanamento, può capire cosa può fare nell’ambito dei progetti, ed effettivamente all’interno di uno degli articoli del nostro statuto, abbiamo la possibilità di verificare l’effettiva temporaneità dei provvedimenti di affidamento, perché sappiamo che ci sono tantissimi casi in cui questi progetti si avviano e a volte non vengono neppure scritti, ma soprattutto quello che ci è rimasto più impresso durante le audizioni svolte fino ad oggi in Commissione d’inchiesta” è che moltissimi minori sono rimasti per anni all’interno di queste strutture. “Questo è un altro dei problemi ai più grandi da dover affrontare”.
L’avvocata Cinzia Manelli, ringrazia le deputate anche per questa possibilità nel permetterle di fornire pure la versione di chi “vive le aule dei tribunali, una serie di udienze infinite, madri esaminate, relazioni dei servizi sociali senza contraddittorio ed “alla fine si esce massacrati e chi perde è sempre il minore e sottolinea – il minore e la madre”.
Quando c’è una separazione di genitori di buon senso basta omologare dal giudice un accordo di separazione, e/o divorzio con l’affidamento dei figli, diversamente quando c’è violenza all’interno della famiglia si precipita in un sistema in cui madre e figlio subiscono violenza istituzionale con la loro separazione che dura per anni.
“Quando i servizi sociali iniziano il monitoraggio allora è l’apocalisse. Il giudice civile usa i servizi sociali come il PM la polizia giudiziaria e invece devono stare fuori dai processi e i Tribunali riprendersi il loro potere istruttorio”, inizia così l’avvocato della mamma della Lombardia, Cinzia Manelli, esperta di diritto di famiglia.
L’avvocato Cinzia Manelli fa il punto della mamma della Lombardia.
I procedimenti per l’affido dei minori, durano anni, con 1, 2 o anche 3 CTU – ha spiegato l’avvocata Manelli e precisa che le relazioni dei servizi sociali inoltre sono senza contraddittorio.
Accade spesso in situazioni familiari in cui c’è un uomo maltrattante e una madre vittima di violenza, come nel caso di mamma della Lombardia dove l’ex marito ha una condanna in giudicato per lesioni. La Manelli aggiunge che “i servizi sociali pretendono che la madre inserisca nella vita del bambino il padre, obbligandolo, e se non lo fa è ostativa o alienante o manipolatrice, se il figlio fa resistenza deve costringerlo in ogni modo, anche mentendogli e quindi tradendolo”.
La Manelli precisa che i servizi sociali non si limitano a descrivere i fatti, ma “percezioni sulle quali vengono fondati giudizi che sono soggettivi” ed i curatori speciali che spesso entrano nei processi già avviati e “non devono diventare compagni di percorso di CTU e servizi sociali. Il minore dovrebbe essere ascoltato immediatamente”, conclude il suo intervento alla conferenza stampa.
La prof. Vincenza Palmieri, Presidente dell’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare e Consulente Tecnico Forense, intervenuta alla conferenza, ci dice che oltre al fatto numerico e statistico, al fatto che vengono allontanati soprattutto alle madri, i minori “ vengono tolti anche ai fratelli, ai nonni, ai compagni di classe, al loro contesto. Se guardiamo dal punto di vista dei bambini chi è che perde tutto sono proprio i bambini, poi le donne sono più massacrate a volte, perché sono quelle più fragili, quelle con meno capacità contrattuale e soprattutto quelle più esposte”.
Le dichiarazioni della professoressa Vincenza Palmieri, al margine della conferenza stampa “Bambini strappati alle madri”.
“Non si tratta di strappo esclusivo ei bambini dalle madri, si tratta di strappi dei bambini perché un bambino che viene strappato alla sua famiglia viene tolto con violenza alla sua famiglia, è lui per primo ad essere dilaniato da una violenza che un bambino non può capire, quindi si può trasformare in agiti che poi attraverseranno quell’individuo probabilmente per molti anni nella sua vita”, così dichiara la professoressa Vincenza Palmieri, Presidente dell’Istituto Nazionale di Pedagogia Familiare e Consulente Tecnico Forense.
Perché si arriva agli allontanamenti dei figli dai genitori secondo lei?
“Nasce da relazioni false” e sottolinea che come consulente tecnico ha studiato migliaia di fascicoli in tanti anni di attività e “quello che ho trovato sono sempre stati documenti falsificati ed alterati, relazioni false a fronte di situazioni che erano palesemente vissute e contenevano delle verità. Queste relazioni false che costruiscono in fascicolo orrido”, arrivavano “sul tavolo di un magistrato magari distratto”, il ritratto che se ne ha è quello di un genitore davvero devastante e pericoloso per il proprio figlio”.
La professoressa invita tutti i consulenti, avvocati, operatori sociali a fare in modo che “queste relazioni false vengano immediatamente contestate” con il deposito di documenti, di registrazioni, di atti, qualunque elemento che possa denunciare il falso in quell’atto pubblico perché quel documento diventa un documento pubblico, falsificato”.
“Se ci sono relazioni false bisogna trovare tutti i documenti per contestare e denunciare quelle relazioni false” conclude la Palmieri.
Al termine della conferenza abbiamo ascoltato la deputata Veronica Giannone (FI) – segretario della commissione Infanzia e Adolescenza e componente della commissione Giustizia, membro della Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività connesse alle comunità di tipo familiare che accolgono minori, che ci fornisce ulteriori dati che emergono anche dalla commissione d’inchiesta sugli affidi illeciti alla Camera.
Gli allontanamenti dei figli dai genitori è un reale e documentato problema nazionale.
La Giannone ci illustra il caso della mamma che è stato trattato in conferenza. Si tratta di una mamma di tre figli di cui uno di 27, l’altro di 30 anni, e l’ultimo, il piccolino che “è stato inserito nella struttura cosiddetta casa-famiglia”. Quindi ci si chiede come possa accadere che una mamma sia una “Mamma” per due figli, ma non per il terzo figlio?
La sua “capacità genitoriale è stata messa in discussione”, le hanno allontanato il figlio collocandolo in una casa famiglia, motivazioni e conseguenze che la Giannone ritiene “per nulla comprensibile”.
La storia di questa mamma è iniziato quando il padre ha chiesto il riconoscimento del figlio dopo circa 2 anni dalla sua nascita e la mamma lo ha accettato senza riserve. Solo che il “ giudice ha deciso di dare un affido condiviso ad entrambi, un bambino che all’epoca aveva circa 2, 3 anni, che non aveva mai conosciuto quella figura seppur padre naturale, tanto da avviare da subito un rapporto così diretto da dividere i giorni della settimana”. La Giannone ha ritenuto assurda questa decisione, “bisogna mettersi nei panni del bambino, questo bambino lo vedeva come un estraneo, le cose vanno fatte in modo graduale, bisogna inserirsi nella vita del bambino, bisogna rispettare i tempi, i modi, le richieste, le volontà del bambino” e sottolinea che questo è proprio uno dei cardini fondamentali degli allontanamenti.
Ed infatti ribadisce che il problema è “ il fatto di non ascoltare il bambino e di non prendere in considerazione quelle che sono le reali necessità per il benessere dei nostri figli”. E conclude che deve essere prima di tutto il minore ad essere preso in considerazione, ascoltare le sue volontà, “ se si partisse da questo probabilmente avremmo meno problemi, perché vorrebbe dire realmente fare il benessere dei bambini”.
Di Giada Giunti
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