La procura di Arezzo, con il pubblico ministero Angela Masiello ha chiesto che venga dichiarata la “responsabilità penale” per i quattordici imputati a processo per il crack di Banca Etruria nel 2015 nell’ambito del filone di indagine sulle cosiddette ‘consulenze d’oro’.
Per Pier Luigi Boschi, all’epoca vicepresidente dell’istituto di credito Aretino, padre della ex ministra del governo Renzi Maria Elena, attuale capogruppo di Italia Viva alla Camera, il sostituto procuratore Masiello ha chiesto la condanna a dodici mesi, così come per Luciano Nataloni, Claudia Bugno e Luigi Nannipieri. Per le altre posizioni, sono stati chiesti otto mesi per Daniele Cabiati, Carlo Catanesi, Emanuele Cuccaro; nove mesi per Alessandro Benocci, Claudia Bonollo, Anna Nocentini Lapini, Giovanni Grazzini, Alessandro Liberatori e Ilaria Tosti; dieci mesi per Claudio Salini.
Dopo le requisitorie delle parti civili, le arringhe dei difensori sono previste per le udienze dell’11 e 12 maggio. Entro il mese di maggio è attesa la sentenza che sarà emessa dal giudice Ada Grignani.
Le consulenze finite nel mirino della procura sono quelle che vennero affidate per valutare, analizzare e poi avviare il processo di fusione con un istituto di elevato standing. Le autorità bancarie – infatti – avevano richiesto di approfondire la possibilità di una fusione con la Banca Popolare di Vicenza, operazione che poi non si concretizzò. Per sondare la prospettiva di tale fusione, stando agli elementi raccolti nel corso dell’indagine, furono affidati incarichi per circa quattro milioni e mezzo di euro in un arco temporale compreso tra giugno e ottobre 2014, a grandi società come Mediobanca, o conosciuti studi legali di Roma, Milano e Torino.
Secondo l’accusa definita dal pool di pm istituito dal procuratore Rossi, fu tenuta una condotta imprudente con i vertici della banca che non avrebbero vigilato sulla redazione di queste consulenze, ritenute dagli inquirenti in gran parte inutili e ripetitive.
(Adnkronos).