ROMA – È arrivata ieri la lettera di Sammarini Marco, direttamente dal carcere di Rebibbia dove è detenuto per una condanna a 6 anni per violenza sessuale e maltrattamenti verso la sua ex-moglie e, successivamente, assolto per un’ulteriore accusa di natura economica venuta dalla stessa. La documentazione fotografica della lettera è pervenuta il 7 giugno al giornale da alcuni conoscenti del detenuto. Il messaggio che egli lancia, è una disperata richiesta di aiuto verso le istituzioni. Ma di che tipo di richiesta stiamo parlando? Parrebbe che, lo stesso detenuto, prima di entrare in carcere avesse concluso, dopo 5 anni, la scrittura di un libro autobiografico. Il testo racconterebbe i 20 anni di relazione con la donna da cui ha avuto tre figli, di cui uno venuto a mancare in tenera età a causa di una malattia neurodegenerativa. Ciò che emerge dalla dichiarazione è che, l’intento di Sammarini, sarebbe quello di riuscire a pubblicare questo libro affinché venga accesa una luce sulla sua versione dei fatti.
Ma andiamo per ordine. Nel 2018 era intervenuta la separazione di fatto della coppia, affidando i figli in via esclusiva alla madre con un contributo di mantenimento pari a 500 euro a carico del padre e, al 50%, delle spese straordinarie; nello stesso decreto si dava atto che Sammarini si onerava del pagamento del mutuo inerente all’abitazione familiare il quale ammontare, all’epoca, era di 450 euro mensili. L’ex moglie dichiarava che, in seguito al provvedimento di separazione, fino a dicembre 2019 l’imputato aveva regolarmente adempiuto a quanto stabilito dal Tribunale civile. Nel gennaio 2020, Sammarini le aveva comunicato, tramite avvocato, che non era più in condizione di provvedere all’assegno di mantenimento. «Non era nelle condizioni di poter sopperire alla somma totale delle spese» lo difende in aula l’Avv. Lorenzo Radogna, durante l’udienza pubblica dello scorso 31 maggio, il quale aggiunge: «Nonostante le difficoltà, nonostante facesse un lavoro in cui percepiva uno stipendio di circa 800 euro mensili, il mio assistito ha continuato a pagare la rata del mutuo per garantire un tetto sulla testa dei suoi figli fino alla messa in esecuzione della sentenza di condanna nell’ottobre 2023». Nella fattispecie si evince come, successivamente alla separazione, Sammarini Marco avesse restituito alla ex coniuge la somma di 95.000,00 euro, somma che era stata regalata alla coppia dai genitori della donna.
Secondo un osservatorio statistico effettuato da La Fionda, su 100 denunce rivolte agli uomini, 5 vanno a processo o a condanna e le altre 95 non vanno né a processo né a condanna, quindi sono o false o infondate, ma con questo non si intende assolutamente privare della giusta attenzione mediatica l’altrettanto grave realtà della violenza sulle donne. La situazione ci viene confermata anche dal già Giudice del Tribunale dei minori Raffaele Focaroli, il quale dichiara: «Ho avuto a che fare diverse volte con casi di false accuse, di padri ridotti al lastrico e casi di suicidio. Questa è una realtà che esiste, che dovrebbe essere presa in considerazione» e aggiunge: «Sono un uomo molto propenso alla difesa delle donne riguardo una violenza subita ed il 1 luglio, al Senato, faremo un convegno su una proposta di riforma partendo dal fatto che il genitore violento, a prescindere dal padre o dalla madre, se effettivamente violento, non può esercitare la responsabilità genitoriale. Se una persona è violenta nei confronti del marito o, viceversa, nei confronti della moglie, è indispensabile mettere in dubbio la sua funzione genitoriale e, ad oggi, non vi è un approfondimento giuridico e, questo, è un sistema che in Italia va regolamentato».
All’interno della lettera, in relazione all’assoluzione del 31 maggio riguardo gli alimenti, Sammarini scrive: «Nel momento in cui scrivo sto aspettando (da 7 mesi) le motivazioni della sentenza di Cassazione e sono appena stato assolto dal processo che mi ha visto imputato per il mancato versamento degli alimenti ai miei figli», figli che, secondo quanto disposto dalla stessa udienza degli alimenti da cui Sammarini è stato assolto, avrebbe dovuto continuare a vedere. Egli conclude la lettera scrivendo un chiaro messaggio verso le istituzioni: « La violenza non ha genere. È arrivato il momento che le istituzioni ne prendano atto per difendere tutte le vere vittime, donne o uomini che siano».