Lo scorso 22 giugno è stata organizzata una manifestazione a Piazza Cavour, a Roma, per ricordare Emanuela Orlandi, cittadina vaticana scomparsa 41 anni fa. L’evento è stato organizzato dal fratello di Emanuela, Pietro Orlandi, che ha dichiarato di essere fiducioso nel lavoro della Commissione d’inchiesta parlamentare: “Mi hanno assicurato che ascolteranno tutte le persone che ho chiesto vengano ascoltate”. I presenti alla manifestazione indossano magliette con la fotografia della giovane Emanuela e mostrano fogli con la scritta: “La verità è luce e nessuno di noi rimarrà invisibile”.
Papa Francesco e il Vaticano
Pietro Orlandi ha sempre dichiarato che il Vaticano e in particolar modo Papa Francesco siano a conoscenza della verità. Una verità che da 41 anni è stata travolta da un muro di omertà e da continui depistaggi che hanno lasciato solo tanta rabbia e amarezza nel cuore della famiglia Orlandi.
Orlandi: “Credo pista di Londra sia vera”
Pietro Orlandi, parlando davanti alle poche decine di persone presenti al sit-in, ha detto di essere sempre più convinto “che la pista di Londra è vera, Emanuela è stata portata là“. Orlandi ha riferito diversi particolari della presunta “pista di Londra” rafforzatasi da quando l’uomo è stato contattato da un uomo “vicino agli ex Nar” che gli ha fornito “moltissimi elementi di riscontro” ma con cui le comunicazioni si sono interrotte nell’agosto scorso. I dettagli di questa presunta pista, compreso il nome dell’uomo, Pietro Orlandi li ha riferiti anche alla Commissione bicamerale di inchiesta in una parte che è stata secretata e poi trasmessa alla competente procura di Roma. “Il nome io l’ho consegnato alla commissione – ha detto alla manifestazione – lo dovrebbero chiamare, è una persona che conosceva troppe situazioni”. Sempre quest’uomo gli avrebbe raccontato che si trovava proprio lui a Londra a gestire situazioni per conto del Vaticano dove poi avrebbero portato Emanuela, “negli appartamentini a fianco alla sede degli scalabriniani”.
Appello al Papa: “Far emergere verità”
Pietro Orlandi ha quindi espresso la sua rabbia nei confronti del “Vaticano”, quello che consideravo parte della mia famiglia. Quella parte di famiglia che ci ha tradito e ha tradito Emanuela. “Il fatto che siete tanti qui oggi – ha continuato rivolgendosi ai partecipanti al sit-in – per me è un segnale positivo: molti si rendono conto che la vicenda non avrà fine finché non si arriverà alla verità”. Orlandi ha poi ricordato di aver chiesto un incontro a Papa Francesco quando è stato eletto pontefice e “anche di recente” ma “mi hanno fatto capire che non è possibile. Perché? Cosa c’è di male? Sarebbe una cosa positiva”. E ha aggiunto: “Non capisco perché continuare a mantenere questa chiusura totale. Sarebbe un bellissimo gesto, io non sono nessuno per chiedere un incontro ma in fondo incontra tante persone…”. Il fratello di Emanuela ha quindi rivolto un appello al Pontefice: “Lui, in questo momento, ha la potenza di fare emergere la verità. Può dire di tirare fuori tutto quello che c’è e sono sicuro che questo fatto sarebbe apprezzato da tutti”. Un appello, ha spiegato Pietro Orlandi, affinché Papà Francesco prenda una posizione “definitiva e si impunti” per fare uscire la verità. “Un appello a battere i piedi perché ha il potere di cambiare le cose: deve chiedere all’inchiesta vaticana e ai cardinali che sanno di fare emergere la verità”.
Le dichiarazioni di Ali Agca: prove inconsistenti
Nei giorni scorsi sono state fatte delle nuove dichiarazioni da parte di Ali Agca, uomo controverso che ha sempre sostenuto di conoscere la verità sulla sparizione della Orlandi ma senza documentare, con uno straccio di prova, le sue affermazioni. Pietro Orlandi si è reso disponibile ad ascoltare Ali Agca, lo raggiunse anche in Turchia nel 2010, ma malgrado l’attentatore del papa gli avesse promesso di fornirgli dei documenti schiaccianti che provassero la veridicità delle sue affermazioni, si è sempre defilato non fornendo alcuna documentazione.
Achille Orlandi: mi sono sentito tradito da chi ho servito per anni
Alla luce dei fatti, Pietro Orlandi si sente ancora una volta tradito dal Vaticano e lontano dalla verità. Tradito come suo padre Achille Orlandi, che in punto di morte dichiarò: mi sento tradito da chi ho servito per anni. Una cosa è certa, il caso Orlandi è diventato un pezzo di storia del nostro paese che ha coinvolto giovani e meno giovani a unirsi in questa battaglia per arrivare alla verità e alla giustizia. Ci auguriamo che questo caso non rimanga avvolto nel silenzio ma possa trovare la luce per ridare speranza alla famiglia Orlandi.