In occasione del 49° anniversario del delitto Pasolini, esce il libro riveduto e corretto di Gianfranco Tomei
“WHO KILLED PIER PAOLO PASOLINI” oppure, “IL DELITTO PASOLINI”, nella versione italiana. È un’opera che informa i lettori su tutti gli aggiornamenti delle indagini inerenti al delitto.
Abbiamo incontrato l’autore, Gianfranco Tomei, regista cinematografico, docente universitario e coach. Ci ha concesso un’intervista su questo saggio e sul proprio profondo legame con l’opera omnia pasoliniana.
– Gianfranco, sappiamo che, da un ricercatore dell’opera pasoliniana, segue con un’attenzione particolare anche le indagini svolte sul caso Pasolini comprese quelle ancora in corso. Qual è, secondo Lei, l’eredità che ci lascia Pier Paolo artista, pensatore e uomo e che percezione ne abbiamo oggi?
– Pasolini e’ stato un grande. Riduttivo parlarne in due parole. Sicuramente è stato un iniziatore della poliedricità nell’arte e nella cultura. Era regista, scrittore, poeta, giornalista e quant’altro. All’epoca quasi come lui solo Mario Soldati e Curzio Malaparte.
– Lei è un regista di numerosi cortometraggi e ha in previsione la produzione di un lungometraggio. Corrono voci che è un film di ispirazione pasoliniana…
– Non è proprio così. Oltre agli spunti che avrei potuto prendere da Pier Paolo Pasolini, mi hanno sicuramente influenzato i registi come Petri, Rosi, Damiani e Sergio Leone. La mia nuova opera è un film indipendente moderno ambientato nelle borgate di Roma. Ne esalta la dimensione violenta e antagonista/ribelle. Ne sto scrivendo la sceneggiatura.
– Qual è, a Suo avviso, la lezione più importante del Pasolini regista cinematografico?
– Come diceva Moravia, Pasolini era autore di un “realismo barbarico, ma elegante”. Nelle sue commistioni molto colte, nella creazione di immagini raffinate non dimenticava, però, mai il realismo, puntava la cinepresa nel cuore della Realtà.
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Tornando al libro “Who killed Pasolini?”, vi svegliamo soltanto che è un saggio molto complesso. Si dà come obiettivo lo studio di un Pasolini insolito, scomodo e ancora poco esplorato. Perché le ragioni dell suo assassinio sono proprio questo suo essere scomodo alle autorità, tanto da diventare ingombrante, pericoloso. Pasolini intraprende un violento “corpo a corpo” con il potere scrivendo “Il romanzo delle stragi” e girando “Salò”. Forse, il Pasolini fa più scandalo in assoluto proponendo di abolire la televisione e la scuola dell’obbligo nonché accusando l”antifascismo di diventare il nuovo fascismo in quanto toglie la sacralità alla vita umana e impone una finta democraticità.
La punta del diamante delle indagini svolte in autonomia da Pasolini è, indubbiamente, il suo romanzo “Petrolio”
Se fu eliminato De Mauro che svolgeva le indagini sull’ENI, come poteva scampare Pasolini?
Il saggio è ambizioso nel tentativo di scandagliare tutte le cause ed effetti. Sull’omicidio di Pasolini esso non solo ci fornisce tutte le versioni, ma ne individua i presupposti ed esplora le conseguenze nei decenni successivi, fino ad arrivare ad oggi.
“Who killed Pasolini?” / “Il delitto Pasolini” esiste nella versione sia ebook che cartacea, in lingua italiana ed inglese. È ordinabile
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Olga Matsyna