ROMA – “Nei disturbi di personalità il focus può essere messo su tanti aspetti.
Un desiderio di maternità se viene proiettato sugli altri può trasformarsi e si possono creare dei pensieri ossessivi: ‘Gli altri desiderano che io sia madre’, ‘per essere una buona figlia devo essere madre’, ‘per essere una buona moglie devo essere madre’. Questo desiderio può raggiungere anche livelli importanti di dissociazione parziale causando una perdita di contatto dalla realtà. La donna che ha rapito la neonata, probabilmente, ha un disturbo di personalità di questo tipo, perché ha avuto la capacità di nascondere e simulare la gravidanza per tanto tempo senza avere crolli e cedimenti. E anche i disturbi di personalità non gravi possono causare dei comportamenti psicotici, ma dietro c’è sempre una grossa sofferenza personale”.
Adelia Lucattini, medico, psichiatra e psicoanalista Ordinario della Società Psicoanalitica Italiana, contattata dalla Dire prova a capire cosa è successo nella donna che ha rapito la neonata a Cosenza inscenando prima una finta gravidanza, poi ha vestito la bambina da maschietto per portarla tutta di azzurro ai festeggiamenti che la coppia aveva già organizzato.
“Nell’era pre-ecografica, e fino agli anni ’90, abbiamo visto tante gravidanze isteriche che a tutti gli effetti erano delle gravidanze senza feto. C’era una forte alterazione psichica- ricorda Lucattini- una dissociazione profonda che provocava nelle donne alterazioni neuroendocrine ovvero un’attivazione anomala di meccanismi neurologici e ormonali, capaci di provocare cambiamenti fisici molto simili a quelli della gravidanza. Effettivamente poi accadeva che questa gravidanza non ci fosse”.
Ma nel caso di Cosenza si va molto oltre: “Il rapimento è una cosa anomala- sottolinea la psichiatra– e va oltre al disturbo. Fa pensare che questa donna potrebbe rientrare in quelle situazioni cliniche in cui si constata disturbo dissociativo dell’identità (Did), uno sdoppiamento della personalità e una perdita di contatto dalla realtà. Certo, questo lo dice la letteratura scientifica, perché la donna deve essere visitata. Tuttavia, ancora più irriturale è il cambiamento di sesso della neonata, che- spiega la psichiatra- sottolinea proprio lo scollamento della donna dalla realtà. Come si può pensare che gli altri credano che il neonato sia maschio quando crescendo la bambina avrebbe mostrato il suo reale genere femminile? La donna ha rapito un bambino a caso”.
“DISTURBO NARCISISTICO”
A livello psichiatrico lo scollamento dalla realtà può essere costante o intermittente. “Se è intermittente la persona che lo vive un po’ mente e un po’ ne è convinta. Alla base ci può essere il desiderio di creare una immagine grandiosa di sé. Nella donna che ha rapito la neonata- continua la psicoanalista- ipotizziamo un disturbo narcisistico con un sé grandioso perché ha pensato di poter mentire a tempo indefinito, di poter sostenere un racconto a lungo. Ma finché si mente alla propria famiglia e sulla propria persona rimane un fatto in ambito privato- dice la psichiatra- è diverso invece se riguarda altre persone e si sconfina nella realtà circostante. Rapire un bambino è un fatto gravissimo, ancora di più inquietante far passare la bambina per un maschio e ignorare totalmente che, essendo figlia del marito, non fosse di colore. Nella donna c’è una forte condizionamento ideologico e culturale, oltre che ignoranza, sul fatto che il primogenito debba essere necessariamente un maschio, che porta avanti il nome della famiglia. Una grandiosità narcisistica può aver fatto perdere a questa signora la capacità di valutare realisticamente le cose, finendo per compiere degli atti di cui non ha percepito la portata”.
“LA FOLLIA A DUE”
Fa riflettere, infine, che il reato sia stato commesso dalla coppia. “Esistono dei casi noti come ‘follia a due’, ovvero una delle due persone nella coppia ha sintomi psicotici che vengono trasmessi all’altro. Una volta che le due persone vengono separate, si può capire se questo disturbo psichiatrico coinvolge la coppia o riguarda solo uno dei due. Il reato resta in capo a entrambi, ma la motivazione va indagata. Le due persone dovranno essere osservate nelle settimane per comprendere se c’è stato un progetto di rapimento o se una follia che ha portato al rapimento. La perizia è indispensabile su entrambi– precisa l’esperta- clinicamente accade ancora di riscontrare casi di follia a due, tra madre e figlia, sorella e sorella, marito e moglie. Si tratta spesso di coppie molto chiuse in cui uno dei due ha un disturbo e l’altro piano piano aderisce al disturbo per una dinamica inconscia. Se fosse questo il tipo di situazione che si è verificata nella coppia di Cosenza, una volta che saranno separati, nel giro di qualche settimana, la persona che ha delirato in coppia si normalizzerà”.
“DA NON SOTTOVALUTARE INTERVENTI DI DEBRIEFING SU TUTTO IL PERSONALE DELLA CLINICA”
La prima cosa da fare, quindi, è “la diagnosi attraverso una perizia psichiatrica che in questi casi ordina il Tribunale. Successivamente dovranno essere aiutati non solo loro, ma anche i genitori che hanno visto la loro bambina rapita, che saranno certamente scioccati e traumatizzati, e avranno bisogno di un sostegno. Non dimentichiamo poi l’importanza di condurre interventi di debriefing anche su tutto il reparto della clinica del Sacro Cuore a Cosenza, in cui sia i medici che gli infermieri saranno sotto choc. Un evento di questo tipo ha ripercussioni su chi lo compie, sui genitori della bambina, sul personale del reparto e sui nuclei familiari della coppia, i genitori di lei e i genitori di lui. Si tratta di un intervento multimodale da fare su un’intera comunità che si deve riprendere, perché è stato un evento scioccante che richiederà mesi, a volte anni, di terapia. Non si risolve in poco tempo”, conclude Lucattini.
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