“La situazione legata alla Cecere, accusata di aver ucciso Nada, è stata molto complessa e al tempo stesso banale. La Cecere è stata solo sfiorata da un’indagine. Questo processo è difficile da comprendere, perfino per noi, e questo è il problema più grande.” A parlare è Sabrina Franzone, legale della famiglia di Nada Cella, intervenuta nel programma Fatti di Nera su Cusano Media Play (www.cusanomediaplay.it) per commentare gli sviluppi del processo a distanza di 29 anni dal delitto della giovane segretaria, uccisa il 6 maggio 1996 nello studio del commercialista Marco Soracco a Chiavari.
L’ex insegnante Annalucia Cecere è ora accusata dell’omicidio, mentre Soracco e sua madre, Marisa Bacchioni, sono imputati per favoreggiamento. Franzone ha evidenziato le criticità delle indagini del 1996: “Si è verificata una condizione per la quale la polizia indagava in maniera autonoma, e i carabinieri facevano altrettanto. Il pubblico ministero, che era a conoscenza delle indagini, avrebbe dovuto essere il punto di contatto. Gli unici a non sapere erano carabinieri e polizia che di conseguenza non collaboravano sugli indizi che avevano rispettivamente raccolto. Il nome della Cecere è emerso da entrambe le indagini, ma per percorsi differenti.”
L’avvocato ha ricostruito i passaggi chiave di un’indagine che ha lasciato molti punti oscuri: “Due testimoni avevano segnalato alla polizia una donna che fuggiva su un motorino nei pressi del luogo del delitto. Il 17 maggio, undici giorni dopo l’omicidio, la polizia aveva individuato il nome della Cecere. Contemporaneamente, il 15 maggio, i carabinieri avevano chiesto al pubblico ministero una perquisizione a casa della Cecere. Quando il 28 maggio i carabinieri effettuano la perquisizione trovando i bottoni, un informatore rafforza l’idea del pubblico ministero e della polizia che l’unico indagato dovesse essere Soracco. Così, l’indagine sulla Cecere viene immediatamente chiusa. Dei bottoni ci si dimentica e la polizia non saprà mai della scoperta fatta dai carabinieri.”
Franzone ha poi sottolineato come sia certa che Soracco e la madre conoscessero la Cecere: “Una testimone aveva visto la Cecere sporca di sangue e continuava a ripeterlo disperata. La madre di Soracco le disse che stava infastidendo il figlio. Soracco e la Cecere si conoscevano da almeno un anno e mezzo, molto più di quanto hanno cercato di far credere. Anche la madre di Soracco sapeva perfettamente chi fosse.”
Uno dei nodi centrali rimane il movente: “Forse, per l’epoca, il problema era che nessuno voleva pensare che una persona potesse uccidere una quasi sconosciuta senza motivo. Questa idea ci fa paura. Così si è cercato un movente, anche a sfondo sessuale, per darsi una spiegazione.”
Infine, Franzone ha posto l’accento su una telefonata chiave del 31 maggio 1996 tra Soracco e il suo avvocato: “In quella chiamata si introduce un’amica del ballo, la Cecere. È la dimostrazione che Soracco conosceva molto bene questa donna. Dice che era andata una volta in studio e aveva incontrato Nada, cosa che ha sempre negato.”
Guarda l’intervento: https://www.cusanomediaplay.it/puntata/2743/nadia-cella-e-la-telefonata-misteriosa