A San Casciano in Toscana c’era une deposito di testimonianze scultoree dell’arte etrusca sepolto da quasi duemila anni. La scoperta è stata pubblicizzata oggi. Sono statue dell’Italia antica. La loro importanza è da ascrivere al fatto che riusciranno – il parere degli archeologi – a far ricostruire il contesto completo in cui erano inserite.
Sono ventiquattro statue in bronzo. Fa impressione lo stato di conservazione. Tra tutte emerge per raffinatezza un efebo. Altre testimonianze di un’arte rappresentativa molto raffinata nel mondo etrusco è la rappresentazione scultorea di Igea, la dea della salute. Lo si comprende dal serpente arrotolato sul braccio.
Non poteva mancare Apollo. Ma anche ricordi donne, bambini e notabili di un’Etruria che risale negli originali – sempre parere degli archeologi – al 2.300 avanti Cristo. Quasi un metro di altezza.
Il ritrovamento è stato possibile attraverso la scoperta di un deposito votivo. L’ipotesi è che siano state realizzate in loco nel terzo secolo avanti Cristo, rese probabilmente decorazioni imbarazzanti con l’editto di Costantino in quei tempi dovettero decidere di sbarazzarsene ma non di distruggerle. Ed è in questo modo che oggi possiamo ammirare questi gioielli salvati dall’iconoclastia di un filone del cristianesimo che si affermava fortemente.
La riflessione che va fatta quindi va oltre alle ricostruzioni archeologiche. Un segnale della superiorità della bellezza alle circostanze storiche in cui certe raffigurazioni vanno negate, abolite, dimenticate, censurate e, se del caso, anche distrutte. Non poteva funzionare per queste testimonianze uniche di una grande civiltà che ha abitato la Toscana e ha contribuito fortemente a costituire l’idea di Occidente coi suoi tratti evolutivi nella storia dell’umanità.