Sono 21 milioni gli italiani che hanno cartelle pendenti presso l’Agenzia Entrate-Riscossione. Le possibili cause della mancata disponibilità economica di ciascuno? Disoccupazione, contratti instabili, e pressione fiscale. Un cerchio che si stringe intorno a un’unica conseguenza inevitabile: la formazione di situazioni debitorie a carico dei contribuenti.
Una ‘spada di Damocle’ incombe sulla testa degli italiani che oltre alle già consolidate difficoltà quotidiane si vedono perseguiti, se non perseguitati, dalle azioni esecutive.
Al momento dell’amara ricezione di una cartella, l’attenzione cade subito sulla cifra richiesta a pagamento, trascurando moltissimi altri aspetti di fondamentale importanza ai fini della legittimità della pretesa dell’Agente per la Riscossione competente. Si innesca così una lotta impari che il più delle volte non lascia scampo al contribuente, il quale preferisce sottostare alle richieste di pagamento, pur non potendo adempiere, piuttosto che tentare di difendersi con gli opportuni mezzi e strumenti.
Numerosi studi legali hanno sposato questa causa a difesa del contribuente, fornendo un’analisi dettagliata della cartella e portando in evidenza aspetti che solo chi ha una specifica formazione nel settore della materia tributaria e amministrativa riesce ad evincere.
I vizi che possono comportare la nullità della cartella di pagamento sono molteplici: il vizio di notifica (si ricorda infatti che la cartella di pagamento deve essere notificata nel rispetto delle forme di cui al combinato disposto degli articoli 60 del D.P.R. n. 600/73 e 26 del D.P.R. 602/73), l’omessa sottoscrizione, l’illegittimità della pretesa, il mancato rispetto dei termini di decadenza, mancata notifica o illegittimità dell’ attivazione di procedure esecutive. Pertanto va effettuato uno studio attento della ‘quaestio’ per attuare la migliore strategia difensiva e raggiungere l’obiettivo primario della serenità personale, nonché economica.