Uno spazio di discussione itinerante nato dalle imprese e per le imprese, dedicato a riunire per la prima volta in Italia tutti gli attori che a vario titolo si occupano di export in un paese come il nostro che, considerando i dati del MISE per il periodo gennaio-agosto 2019, è all’ottavo posto nel mondo come quota sull’export globale. E’ questa l’idea vincente di Lorenzo Zurino, imprenditore sorrentino under 35 che ha deciso di creare il Forum Italiano dell’Export, partito nello scorso giugno da Piano di Sorrento con un grande evento al quale hanno partecipato oltre 300 aziende e numerosi importanti esponenti del mondo economico e istituzionale italiano, dal presidente di Confindustria Boccia, a industriali come Matteo Zoppas, a diplomatici come Pasquale Salzano a manager come Mario Gasbarrino.
Presidente Zurino, come è nata l’idea del Forum Italiano dell’Export?
E’ un’idea nata sulla base dell’esperienza di oltre dieci anni che ho maturato negli Stati Uniti aiutando le aziende italiane dell’agroalimentare ad affermarsi sul mercato statunitense. Mi sono reso conto che un tema strategico per l’economia italiana come quello dell’export aveva assoluto bisogno di uno spazio di discussione e di confronto specificamente dedicato ed in grado di coinvolgere tutti i principali interlocutori, con l’obiettivo finale di aiutare le imprese italiane ad esportare di più e meglio. La grande partecipazione di manager e imprese ai primi due eventi di Piano di Sorrento e Milano e il supporto ottenuto da partner importanti come SACE SIMEST e Deloitte ha dimostrato che il Forum risponde ad un’esigenza concreta e reale.
Quali sono i prossimi obiettivi del Forum?
Abbiamo obiettivi ambiziosi ed il 2020 sarà un anno molto importante per il Forum perché il 27 gennaio saremo a New York per la prima tappa estera; un evento molto significativo in un mercato come quello americano che è il terzo più importante per l’export italiano. All’evento parteciperanno rappresentanti di alto livello del mondo economico ed istituzionale italiano ed americano e tra questi il presidente della Regione Sicilia Nello Musumeci ed il console generale italiano a New York Francesco Genuardi. Ci sposteremo poi a Doha, in Qatar e dopo la seconda edizione dell’evento a Piano di Sorrento a giugno, saremo a Sofia. Ci aspettiamo di aiutare tante aziende italiane ad affrontare al meglio i mercati internazionali anche e soprattutto attraverso un dialogo costruttivo con le istituzioni.
Perché proprio gli Stati Uniti come prima tappa estera?
La mia carriera di imprenditore nel campo dell’import-export si è sviluppata proprio negli Usa ed è lì che sono cresciutonon solo come imprenditore ma come uomo. Sono partito dalla mia Sorrento all’età di 22 anni con un bagaglio fatto di speranze e sana ambizione e sono orgoglioso di aver aiutato, grazie ai solidi rapporti di partnership costruiti in oltre dieci anni, tante imprese dell’agroalimentare italiano, dalla piccola imprese al grande gruppo, a sfruttare le numerose opportunità del mercato statunitense attraverso una formula che reputo vincente: la qualità del Made in Italy al giusto prezzo. Oggi l’azienda che ho fondato, The One Company, ha un portfolio clienti di oltre 3 miliardi di euro ed opera in 11 stati degli USA. Nel 2020 compirà dieci anni ed è arrivata ad un fatturato di 11 milioni di euro. Si tratta di traguardi importanti che speriamo di migliorare ancora.
Cosa serve all’export italiano per crescere ancora?
Sono assolutamente convinto che l’export italiano, già strategico per la nostra economia, abbia ancora un grande potenziale. Ovviamente le incertezze su scala globale e le guerre commerciali costituiscono una minaccia ma il Sistema Paese può fare molto per supportare l’export. E’ necessario costruire sinergie forti tra istituzioni pubbliche e private e promuovere un attento utilizzo delle risorse per la promozione e l’internazionalizzazione evitando duplicazioni e dispersioni. Il tema dell’export deve essere elemento unificante tra pubblico e privato e non terreno di scontro legato a questioni di deleghe o competenze tra ministeri o enti. Esiste poi il tema delle professionalità che le imprese devono acquisire per crescere all’estero. Risponde a questa esigenza il primo master in “Export, Made in Italy e mercati internazionali” creato dal Forum insieme alla John Cabot University, in partenza il prossimo 21 febbraio e che ha già quasi esaurito i posti disponibili.
La spina dorsale dell’economia italiana, fatta soprattutto di PMI, costituisce un ostacolo per la crescita dell’export?
Certamente si. Non credo alla retorica del “piccolo è bello”. Piccolo è piccolo, punto e ci sono segnali di stanchezza delle nostre esportazioni da non sottovalutare. Per competere in maniera vincente sui mercati internazionali c’è bisogno di investimenti massicci, presenza capillare e capacità di promozione e di comunicazione che solo una certa dimensione d’impresa può garantire. Le aziende italiane, soprattutto al Sud, devono imparare a consorziarsi e a fare squadra e il Forum Italiano dell’export cerca di spiegare proprio questo approccio. Guardare solo al proprio orticello non paga.
La NIAF, la più importante fondazione degli italo-americani, l’ha premiata quest’anno come miglior imprenditore under 35. Prima volta per un italiano. Cosa consiglia ai giovani intenzionati a creare imprese di successo?
Credo che il consiglio più importante sia quello di non abbattersi di fronte alle prime difficoltà ma di andare avanti con passione credendo nel proprio progetto ma essendo pronti a modificarlo in base ad uno scenario che oggi più che mai è in costante cambiamento. E’ inoltre fondamentale creare un sistema di relazioni basate sul rispetto e sulla fiducia reciproca; a volte incontrare la persona giusta può davvero far spiccare il volo ad un progetto. Mi piace ricordare la frase del grande attore Al Pacino nel film “Ogni Maledetta Domenica”: “I centimetri che ci servono per vincere la partita sono dappertutto, sono intorno a noi”. Bisogna quindi essere attenti a sfruttare e capitalizzare ogni possibile opportunità.
Il decennio volge ormai al termine. Cosa si aspetta per l’Italia nei prossimi anni?
Come imprenditore innamorato del proprio paese vorrei che l’Italia in tutte le sue componenti fosse davvero consapevole del suo grande potenziale e riuscisse a sfruttarlo al meglio. Il Made in Italy è apprezzato e ambito nel mondo e tutto il Sistema Paese deve lavorare perché le imprese italiane siano messe nelle condizioni migliori per lavorare ed affermarsi sui mercati internazionali. Questo significa minore pressione fiscale, una Pubblica Amministrazione più veloce ed efficiente, infrastrutture fisiche e telematiche migliori, un sistema formativo in grado di offrire le giuste professionalità. Più export significa più occupazione, più sviluppo, più benessere, un’Italia più forte nel mondo. E’ anche per questo che è nato il Forum Italiano dell’Export.
di Emidio Piccione