Il decreto firmato dal Ministro del Lavoro e dal MEF il 28 marzo 2020 rende operativo il reddito di ultima istanza.L’importo del bonus rivolto a commercialisti, avvocati, giornalisti ed altri iscritti ad albi e – di conseguenza – ad enti previdenziali diversi dall’INPS, sarà di importo pari a quello riconosciuto alla generalità dei titolari di partita IVA.
Un bonus di 600 euro che, in sostanza, si estende a tutti i lavoratori autonomi e professionisti, ma con requisiti differenti.
Gli iscritti a Casse di previdenza private avranno diritto all’indennizzo economico esclusivamente nel caso di redditi non superiori a 35.000 euro per il 2018 o tra i 35.000 ed i 50.000 euro nel caso di riduzione, sospensione o cessazione dell’attività lavorativa con comprovati danni economici. Nell’attesa che venga pubblicato il testo del decreto firmato il 28 marzo 2020, il Ministero del Lavoro ha fornito i primi dettagli sui requisiti necessari ai fini dell’accesso al bonus di 600 euro per i professionisti.
Gli iscritti a Casse di previdenza private, a differenza dei titolari di partita IVA iscritti all’INPS, dovranno rispettare determinati limiti di reddito per poter accedere al bonus di 600 euro.Nel dettaglio, l’indennità finanziata dal Fondo residuale istituito dal Decreto Cura Italia è riconosciuta:
ai professionisti che nel 2018 hanno percepito un reddito complessivo non superiore a 35.000 euro;
ai lavoratori che nel 2018 hanno percepito un reddito compreso tra i 35.000 euro ed i 50.000 euro e che hanno cessato, ridotto o sospeso l’attività nel primo trimestre del 2020 con una perdita pari almeno al 33% rispetto allo stesso periodo del 2019.
Nel limite di cui sopra andranno considerati anche i redditi assoggettati a cedolare secca e quelli relativi agli affitti di durata non superiore a 30 giorni.
Viene quindi fissato un chiaro paletto economico per i professionisti e, nel caso di redditi superiori a 35.000 euro e fino a 50.000 euro è necessario dimostrare di aver subito un danno economico dall’emergenza coronavirus. Per quel che riguarda la cessazione della partita IVA, il periodo da considerare è quello compreso tra il 23 febbraio ed il 31 marzo 2020.
Viene inoltre richiesto il requisito della regolarità contributiva verso la Cassa di appartenenza.