Mancano pochi anni per la messa al bando dei motori benzina e diesel, infatti nel 2035 l’Europa abbandonerà le vetture con motore a combustione per dare spazio a quelle elettriche, con l’obiettivo è ridurre le emissioni di CO2.
L’Italia si presenta come una società incuriosita dall’elettrico, ma molto poco informata. Ad oggi solo un italiano su otto ha provato a guidare un’auto elettrica. Probabilmente il problema sorge anche dalla diffusione esigua di colonnine di ricarica. In qualsiasi punto in Italia sono presenti distributori di carburante che hanno abituato gli automobilisti a non preoccuparsi di dove sono e quando rifornirsi. Proprio per questo la mobilità elettrica stenta a decollare, la mancanza di colonnine provoca nel consumatore un senso di preoccupazione a causa della precarietà dell’autonomia dei veicoli, questo ostacola non poco l’acquisto e pertanto la diffusione dei veicoli ecologici.
Da ciò che si evince, da ciò che è stato appena detto, va da se che la diffusione dei veicoli elettrici porta con se come primaria esigenza la creazione di sempre più punti di ricarica. E’ indispensabile valutare con estrema attenzione l’impatto che tale domanda potrà avere sulle reti elettriche in particolare riguardo a quelle di bassa e media tensione.
Vista questa necessità stanno nascendo sempre più aziende che si stanno occupando di questo settore. C’è una crescita di nuove start up, ma anche l’estensione di linea di alcune già grandi aziende del settore energetico. Il boom definitivo avverrà quando privati, aziende e istituzioni andranno all’unisono su questo discorso. Più richiesta ci sarà più le amministrazioni locali e nazionali incentiveranno l’installazione di reti di ricarica e favoriranno la rottamazione delle auto più inquinanti. Dall’altro lato più reti di ricarica verranno effettuate più i cittadini saranno invogliati a passare alla mobilità elettrica.
Insomma, nei prossimi anni vedremo sempre un maggior incremento di queste vetture e ci abitueremo a mettere in carica la macchina come oggi facciamo con i nostri inseparabili cellulari. Il progresso è anche questo.
Eleonora Francescucci