AGI – Marina e Pier Silvio Belusconi, i figli della prima moglie dell’ex premier, controllano Fininvest con il 53%. Dalla lettura risulta “che nessun soggetto deterrà il controllo solitario indiretto su Fininvest, precedentemente esercitato dal padre stesso”, ma considerando che precedentemente sia Marina che Pier Silvio avevano il 7,65% ciascuno di Fininvest, oggi (dopo il testamento) la loro quota è pari al 53%.
Il testamento di Berlusconi è stato aperto ieri nello studio del notaio Roveda alla presenza di due testimoni, l’avvocato Luca Fossati, in rappresentanza dei figli Marina e Pier Silvio, e dell’avvocato Carlo Rimini, in rappresentanza dei figli di secondo letto, Barbara, Eleonora e Luigi. Alla lettura del testamento, secondo quanto si apprende, avrebbero partecipato in collegamento anche gli eredi.
Al di là delle ultime volontà riguardanti l’ingente patrimonio immobiliare, le indicazioni attese sul fronte dell”eredita” politica del fondatore di Forza Italia, il lascito all’ultima compagna, la deputata Marta Fascina, l’attenzione è rivolta soprattutto a come verranno ridefiniti i riassetti dell’impero economico da lui creato.
Silvio Berlusconi deteneva, tramite le Holding Italiana Prima, Seconda, Terza, e Ottava, poco più del 61% di Fininvest, che a sua volta possiede oltre il 53% di Mondadori, il 50% circa di Mfe-MediaForEurope e il 30% di Banca Mediolanum. Il restante 40% circa è suddiviso tra i 5 figli: la primogenita Marina ha il 7,65% di Fininvest attraverso Holding Italiana Quarta, il 7,65% è di Pier Silvio con la Holding Italiana Quinta, mentre un altro 21% è dentro H14, la holding partecipata pariteticamente dai 3 figli avuto con Veronica Lario.
Del 60% circa detenuto dal fondatore di Fininvest, il 40% va ripartito in parti uguali ai figli in base al diritto ereditario, quindi l’8% ciascuno. Nella piena disponibilità di Silvio Berlusconi, dunque, restava solo il 20% della società, una quota decisiva per spostare gli equilibri o apportare dei contrappesi per bilanciare i poteri tra i due rami della famiglia, quello composto da un lato da Marina e Pier Silvio (entrambi con ruoli strategici e di comando in Mfe, Mondadori e nella stessa Fininvest), e dall’altro il ramo costituito da Barbara, Eleonora e Luigi.
Considerando solo la distribuzione della quota pari al 40%, i primi due figli salirebbero infatti congiuntamente al 32% di Fininvest, mentre i figli avuti con Lario si porterebbero al 46%. Per cui, secondo le ipotesi formulate fin qui, è possibile che il Cavaliere abbia disposto che la quota del 20% fosse ridistribuita in modo da bilanciare il ‘peso’ tra le due componenti della famiglia.
In modo da garantire la continuità aziendale, come comunicato ufficialmente da Fininvest subito dopo la morte di Berlusconi e ribadito dallo storico amico Fedele Confalonieri, che ha escluso “ripercussioni” e “sorprese” dal testamento.
C’è, appunto, chi ha già previsto un accordo, una specie di Patto parasociale tra gli eredi, all’insegna della garanzia proprio della continuità del business di famiglia. Non viene escluso, tuttavia, che il fondatore dell’impero abbia ‘spostato’ il proprio pacchetto in modo che il controllo di Fininvest vada a Marina e Pier Silvio, i due che hanno gestito quotidianamente le imprese della famiglia Berlusconi sin da quando il ‘Cav’ scese in campo con la fondazione di Forza Italia.
Massimiliano Pirandola