L’Italia desta preoccupazione presso i mercati mondiali. La domanda che ricorre guarda all’eccesso di debito pubblico. Ma c’è un’altra domanda sottesa a quella del maggiore debito pubblico: e il deficit fiscale? Se la pone il quasi ex governatore della Banca d’Italia è intervenuto sulle pagine del prestigiosissimo Financial Times. Ha detto che l’ottima performance dei nostri Btp evidenzia la necessità di sicurezza nei confronti della debole crescita, dell’alto debito e delle avare prospettive di ripresa nell’immediato futuro. L’intervento, in forma di intervista, vuole esortare il governo della repubblica ad affrontare la questione del debito pubblico italiano.
Il problema consiste nel “ridurre il deficit fiscale”. Fare questo deve significare riforme sostanziali. La crescita economica in Italia va stimolata, non semplicemente esortata. C’è poi tutto un mondo finanziario mondiale che guarda all’Italia oscillando tra incredulità e positiva sorpresa. A questi soggetti del mercato si debbono dare rassicurazioni sul futuro dell’Italia. Gli investitori vanno rassicurati. Debbono sapere che mettono i loro soldi su un brand credibile, quello italiano.
In tal senso però non incoraggia l’aumento dei costi di finanziamento conosciuto nel nostro paese. L’effetto degli investitori è quello di cercare tutele perché le prospettive a lungo termine rischiano di non apparire incoraggianti. Questo lo si evidenzia guardano l’incremento dei rendimenti per i Btp che aumentano il debito pubblico tornando alla situazione di undici anni fa: quando si reagiva alla crisi finanziaria internazionale. D’altra parte il timore per i tassi di interesse che restano alti per contenere l’inflazione non incoraggia altri investimenti, tantomeno la voglia di impresa che li determina. L’effetto consiste nella vendita sui mercati obbligazionari.
Ma a dare una mazzata alla nostra credibilità si è aggiunta la dichiarazione per cui si aumentava il deficit fiscale sia per questo anno che per il prossimo. Insieme il governo ha annunciato una previsione di crescita assai più modesta del previsto.
In mezzo c’è la Banca d’Italia. Ebbene, secondo il presidente si deve capire qual è il motivo di tanta preoccupazione dei mercati. Non si può parlare, come si faceva undici anni fa, di speculazione contro l’Italia. Mutate sono le condizioni politiche generali. Il problema resta il tasso di crescita potenziale a lungo termine dell’economia italiana. Secondo Visco, allora, si deve reagire impostando una dinamica che riesca a cogliere il lungo termine, non solo la reazione al momento contingente. Qual è la direzione della crescita? Quali azioni tese ad attenuare gli squilibri fiscali ritenuti centrali?
Visco chiaramente ha qualche idea e l’ha detta nell’intervista. Tutti sanno che il nostro paese ha una grande realtà economica relativa alla presenza di tanto risparmio da parte delle famiglie italiane. Si tratta quindi di un paese solvibile, credibile. Ebbene, si potrebbero innanzitutto massimizzare i finanziamenti dell’Unione Europea. E poi dare una grande spinta di ammodernamento del paese favorendo l’impiego femminile. In questa dinamica evolutiva dare spinta all’integrazione dei lavoratori immigrati. Col rafforzamento delle competenze e delle professioni legate al digitale si conclude il trittico del presidente della Banca d’Italia.