La capitale traina il Lazio che è secondo solo alla Lombardia in termini di quantità di imprese e di elasticità tra aperture e chiusure. Roma, nello specifico, mostra l’incremento di imprese più alto in Italia. Ed è tutto dire, perché il dato non può che essere letto in contrapposizione alla fuga dal nostro paese e dalla dismissione di diversi comparti dovuti all’inflazione determinata dalla guerra Ucraina. La Camera di Commercio riporta 26.763 iscrizioni e 18.134 cessazioni. IL rapporto tra i due dati è un must perché rileva l’elasticità del sistema impresa specifico del nostro paese dove si chiude per aprire un’altra attività con diverse caratteristiche oppure si chiude per cessazione di attività. IL raffronto tra queste due entità dà la cifra della voglia di impresa. Di quanto ancora si investe nel mondo della produzione o dei servizi e quale è il livello di ottimismo di chi vuole fare impresa.
Un tasso in crescita pari all’1,91 per cento non ce lo sognavamo da tempo. Si tratta di qualcosa di più del doppio la media nazionale (+ 0,70 per cento).
Con 444.687 imprese registrate, in provincia di Roma si porta a fare del Lazio la prima regione come tasso di crescita delle imprese: +1,59 per cento. Sempre il Lazio sta dietro, come crescita, solo alla Lombardia. Va detto anche che questo dato appare ragionevole per il fatto che le regioni del nord già densamente presentano una quantità che tutti conoscono come leader dell’asse produttivo del paese.