Ventidue miliardi di euro! È il fatturato che ha prodotto lo sport in un anno in Italia. Presi in considerazione e sommati sono i dati del 2022. Si tratta di una porzione interessante del nostro Prodotto Interno Lordo. Circa l’1,3%.
Palestre, centri sportivi, piscine danno lavoro a quattrocentomila persone e formano quindicimila imprese. Fanno parte del novero ottantaduemila enti non profit. Ma va detto anche che per le quantità espresse i dati sono anche sottodimensionati perché nell’impresa sportiva fanno parte anche novecentomila volontari.
A curare la ricerca l’Istituto per il Credito Sportivo e da Sport e Salute. Ad implementare un dato così imponente sono anche gli eventi, quindi i grandi eventi. Un dato che aumenta di valore aggiunto pari a 3,4 miliardi. Si tratta di un settore per lo più in mano privata. Le realtà non pubbliche infatti sono il 79%. Il resto in mano ad amministrazioni gestite da enti pubblici ed enti comunali.
Nel fatturato sportivo c’è anche un indotto composto dalla produzione e vendita di materie prime come le attrezzature, abbigliamento specifico per attività agonistica pari a dieci miliardi. Voce a parte invece sono i grandi investimenti per la promozione e la comunicazione. Si arriva a otto miliardi quattrocento milioni.
Quindi si tratta di una vasta gamma di indotto che comporta l’84% del mercato destinato allo sport.
Ma non tutto è chiaro ciò che riluce, anche se dotato di una sua forza propulsiva. Sì, perché non si dà grande pratica verso lo sport se non sussiste un welfare all’altezza di sostenerlo. Negli ultimi anni aspetti critici sono arrivati dalla mannaia della pandemia che ha chiuso moltissimi centri sportivi e altri li ha chiuso un occhio affinché rimanessero aperti nella quasi clandestinità. Si contano in meno circa quattro miliardi.
C’è un problema di lievitazione dei costi dovuta alla crisi energetica. Si deduce un incremento che, in alcuni casi estremi, arriva a una maggiorazione di costi pari al 45%.
Solito dislivello, anche qui, tra Nord e Sud. IN quest’ultima parte del paese si trovano appena il 26% degli impianti e delle attività dell’intero paese. C’è un problema di vetustà delle strutture che, al 44% dei casi, è stata realizzata dai quaranta ai cinquanta anni fa. La dimostrazione è che il regime di attività sportiva, in relazione alla sussistenza di impiantistica, è sottostimata all’8% perché molti impianti oramai non sono in funzione.
Non chiarita se sussiste una previsione di investimento col PNRR che riesca a dare risposta all’implementazione di impiantistica in aree più degradate e nel tentativo di risolvere alcune arretrattezze.