La misura di uno stato di cose per un paese si vede dalle condizioni delle carceri e degli ospedali perché restano le due strutture meno emergenti nella realtà. Ma l’andamento dell’economia si intravede nelle curve ascendenti o discendenti dell’occupazione. Sono loro a dare il segnale vero di un ritorno sociale della crescita del prodotto interno lordo o della maggiore produzione di beni o servizi. Dicono che ad avvantaggiarsene non sono solo i datori di lavoro ma anche i lavoratori.
È proprio questo che pare emergere dai dati dell’Istat pubblicati oggi e relativi ad aprile 2024. IL metro di paragone è sempre il precedente dato, per cui si guarda al raffronto con marzo 2024. Così come ad inizio anno, quando sono a disposizione, si guardano i dati dell’intero anno passato con l’anno precedente.
Non ci sono quantità espresse se non rese eloquenti attraverso il raffronto. Non esistono numeri in assoluto.
Ebbene, seguendo questa direttiva di pensiero si rileva che nel trascorso mese di aprile gli occupati aumentano e diminuiscono i disoccupati. Anche questi due dati non sono conseguenza logica l’uno dell’altra. Gli occupati possono aumentare per via che molti sono passati da un regime precario a un’assunzione a tempo indeterminato. I disoccupati che diminuiscono possono essere “occupati a nero” che ora entrano a regime ma anche e soprattutto nuove piccole imprese che si lanciano nel mercato e nell’innovazione. Stabili restano i cosiddetti “inattivi”.
Ottantaquattromila occupati in più è uguale ad un incremento dello 0.4%. Sono questi i dati dell’Istat. Sono sia donne che uomini e riguardano lavoro dipendente o autonomo. Ma è anche vero che i giovani, coloro che presumibilmente dovrebbero entrare nel mondo del lavoro, ed è la generazione che oscilla dai venti ai trentacinque anni di età conoscono addirittura un calo occupazionale. 0,1 per cento in più è il tasso di occupazione.