Le privatizzazioni possono attendere. Rallentare il piano che deve portare a disboscamento di risacche di diritti sociali e garanzie che oramai lo Stato non può più garantire. La rivoluzione affermata alle elezioni del presidente argentino Javier Milei trova quantomeno un rallentamento nelle procedure.
Il lungo elenco delle privatizzazioni che aveva posto come obiettivo primo e imprescindibile è stato rimosso dall’agenda del presidente. Questo significa che non saranno privatizzate – almeno in questa fase – Aerolineas Argentinas (la compagnia aerea di bandiera), Correo Argentino (le poste di questo paese) e insieme anche Rta consistente nel servizio pubblico radiofonico e televisivo.
Il pacchetto di riforme del governo di Javier Milei non le comprende. Era stato ribattezzato come La Legge Base. Potrebbe essere chiamato anche la madre di tutte le guerre interne di un sistema-paese. Non a caso tutto il mondo guarda con interesse gli sviluppi della grande riforma a spallate dello Stato che si vuole approntare in Argentina, visto come grande laboratorio del mondo.
L’approvazione della notte scorsa al Senato è avvenuta a seguito di sofferte trattative trattative mentre in piazza si perpetravano manifestazioni con pezzi di società quasi alle barricate contro queste mannaie inferte ad arti dello Stato.
IN questo contesto assai conflittuale sono state salvate le pensioni. Esclusa infatti l’abrogazione della moratoria pensionistica. Assieme a questa misura non è stata toccata anche la creazione dell’indennità di vecchiaia proporzionale per le persone che hanno compiuto 65 anni con trenta anni di contributi necessari per andare in pensione.
Il primo round è per il popolo. Ma Milei è un combattente e non finirà qui la sua lotta per la cura dimagrante dello Stato.