Il tanto chiacchierato neo presidente dell’Argentina ha raggiunto il mirabile obiettivo di azzerare l’inflazione dopo trenta anni di incessante aumento. È stato possibile attraverso la sua scure e l’azione incessante di liberarsi di tronchi di economia garantiti dallo Stato.
Gli scambi hanno così ottenuto maggiore incoraggiamento a circolare e questo senza lo Stato protettore dietro, semplicemente mettendo l’economia nelle condizioni di muoversi con le proprie forze.
Ma l’Argentina ha una ragione in più per essere sotto la nostra attenzione. Ci sono risorse, petrolio e gas naturale, oltre la base di ispirazione per un nuovo modello di Stato e di governo.
Su queste ragioni ieri il Ministero degli Esteri ha promosso un incontro dal titolo: “Argentina: nuove opportunità nel settore energetico e della transizione produttiva”. Si prevede un viaggio del ministro in persona con una delegazione di imprese: in Italia invece le attività hanno sempre bisogno dell’ammiraglia cosa pubblica per farsi spazio.
L’Argentina, si insiste, è una miniera di risorse energetiche rinnovabili. Recentemente è entrata nel mercato importante anche per il litio. Ma già esiste un rapporto commerciale molto forte che nell’anno precedente ha significato due miliardi trecento milioni di euro in termini di scambio.
L’Argentina “ha riserve di idrocarburi per 300 anni”. A dirlo è il presidente di Energia Argentina Sociedad Anonima (Enarsa), Juan Carlos Doncel. Ed ha anche affermato di aver abbandonato il falso concetto di sovranità energetica. Musica per le nostre orecchie. La comparsa del litio nel ventaglio di offerte rappresentate dall’Argentina apre una scena nuova in cui bisogna esserci fortemente prima dell’arrivo degli altri.