ROMA – Se Trump alza la posta per trattare, la Cina risponde colpo su colpo.
Appena scattati alla mezzanotte di oggi i nuovi dazi USA sui prodotti cinesi, Pechino ha risposto con tariffe mirate su carbone, gas e macchinari agricoli, oltre a ulteriori restrizioni su minerali come tungsteno, tellurio, molibdeno e altri metalli importanti per l’industria tech.
Ma il vero affondo è l’indagine antimonopolio su Google: un segnale che la Cina non ha paura di colpire i colossi americani.
Trump aveva imposto un 10% in più su 400 miliardi di dollari di beni cinesi, giustificandolo con la lotta al fentanyl. Pechino ha replicato con la stessa percentuale su petrolio, auto e materie prime strategiche, sottolineando che le mosse USA violano le regole del commercio globale e danneggiano la cooperazione economica.
Nel frattempo, Trump ha deciso di risparmiare temporaneamente Canada e Messico, concedendo una tregua di 30 giorni dopo che i due governi hanno promesso più controlli ai confini. Trump ha annunciato che sentirà Xi Jinping, anche se non è chiaro quando e con quali risultati. Il presidente americano, sempre più convinto della sua strategia muscolare, ha ribadito l’uso dei dazi come arma economica: “Se sei la pentola d’oro, puoi ottenere tutto quello che vuoi”. Pechino non la pensa così.
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