Il nucleare nel mix energetico italiano: vantaggi e incertezze
Il piano di reinserimento del nucleare in Italia prevede una copertura tra l’11% e il 22% della domanda di elettricità entro il 2050, come evidenziato nel report di EY. L’energia nucleare, considerata “sostenibile” dalla Commissione Europea, potrebbe generare significativi benefici economici, stimati in circa 46 miliardi di euro per la filiera industriale e in una creazione di circa 117.000 nuovi posti di lavoro. Tuttavia, questa opportunità si scontra con la realtà di un mercato ancora incerto e con i costi elevati legati alla costruzione di impianti nucleari, che richiederanno ingenti investimenti pubblici e privati. Gli Small Modular Reactors (SMR), che sono al centro della discussione, potrebbero rappresentare la soluzione per l’Italia, grazie alla loro capacità di ridurre i costi iniziali e migliorare la sicurezza operativa. Ma le domande restano: quali saranno i costi reali di questi impianti e chi se ne farà carico?
Transizione energetica: nucleare o rinnovabili?
Molti esperti concordano sul fatto che, sebbene il nucleare possa giocare un ruolo nella decarbonizzazione, le rinnovabili come il solare e l’eolico potrebbero rappresentare la soluzione più rapida e vantaggiosa per l’Italia, che gode di un’alta esposizione al sole. Secondo una ricerca condotta da Greenpeace, l’energia solare potrebbe coprire fino al 60% della domanda di elettricità del Paese entro il 2050, con benefici economici molto superiori a quelli derivanti dal nucleare, inclusa la creazione di una quantità maggiore di posti di lavoro. In questo scenario, il nucleare rischia di essere un’arma a doppio taglio, con tempi di realizzazione che vanno dai 10 ai 15 anni, un arco temporale che potrebbe risultare troppo lungo per fronteggiare le attuali esigenze energetiche.