C’è sempre più interesse da parte dei professionisti nel campo medico di sviluppare le proprie capacità relazionali con i pazienti e di diminuire lo stress, spesso causa di complicazioni emotive difficilmente gestibili.
Proprio per questo l’attenzione è sempre più rivolta verso una comunicazione efficace che porti il paziente a sentirsi a proprio agio abbassando, così, il livello di ansia ed emotività in modo che il messaggio terapeutico e/o rilassante possa giungere più facilmente.
Ma comunicare non significa solo far passare un messaggio ma anche ascoltare, comprendere, ricordare.
Tutto questo permette un maggiore coinvolgimento di colleghi, pazienti, fornitori, dipendenti.
In ambito sanitario la comunicazione assume oggigiorno un ruolo sempre più importante e la PNL è un valido strumento per raggiungere l’obiettivo.
Ma cosa rappresenta realmente questa programmazione neurolinguistica?
La PNL è una neuroscienza, un modello basato sulla comprensione dei processi neurologici ed è utilizzata per studiare i diversi livelli di comportamento e di comunicazione tipici del genere umano.
Secondo la PNL quando si comunica bisogna fare molta attenzione non solo a ciò che si trasmette ma soprattutto al feedback che si ottiene per comprendere come è andata la nostra comunicazione.
Vi è capitato qualche volta di trovarvi di fronte a reazioni inaspettate rispetto ad una vostra idea di perfetta comunicazione?
Ebbene il fenomeno della comunicazione non dipende solo da ciò che si trasmette, ma soprattutto da quanto accade in chi riceve, da come questo è strutturato, dalle sue precedenti esperienze, cioè dalla sua mappa del mondo. L’uomo secondo la PNL elabora la realtà a partire dalla propria percezione, quindi dalle informazioni che i suoi sensi sono in grado di fornirgli costruendosi così la sua realtà, la sua visione del mondo. Questo ci rende unici e diversi e può spiegare il perché due fratelli, pur essendo vissuti nello stesso contesto ambientale reagiscono in modo differente di fronte ad una stessa situazione. Dipende dalla propria percezione che va ad influire sul proprio comportamento.
Ognuno ha la sua mappa o il suo modello del mondo, e nessuna mappa è più “vera” o “reale” di un’altra.
Le persone più efficienti e di successo sono coloro che hanno una mappa del mondo allargata, cioè una mappa che consente loro di trovare il maggior numero possibile di soluzioni e prospettive: vedere le cose da più punti di vista.
Quello che attualmente il paziente richiede con insistenza al medico, per decidere di potersi affidare a lui, è di essere compreso nel suo comportamento durante la cura, in modo da percepire un senso di tranquillità e sicurezza, necessarie allo svolgimento terapeutico, spesso spiacevole e lungo, e talvolta costoso. Riuscire ad entrare nella sua mappa del mondo cioè mettersi nei suoi panni è un utile strategia per entrare in empatia con il soggetto. Capire qual è il suo problema, cosa lo angoscia e lo rende ansioso è molto importante perché lo si può aiutare a spostare le sue prospettive, portandolo da uno stato “problema” (dolore, paura, ansia…) ad uno stato “desiderato” (benessere, tranquillità, risoluzione del problema…). Il vantaggio è una relazione soddisfacente con un minor dispendio di energie da entrambe le parti. Per fare in modo che questo possa avvenire è importante ascoltare il paziente in modo da capire cosa lo preoccupa. Il paziente si sente così ascoltato, capito, non giudicato. Siamo di fronte a quello che è comunemente chiamato ascolto attivo. Questo permette al medico di entrare in empatia costruendo un rapport col cliente.
Ma come si può manifestare un ascolto attivo?
Con un contatto visivo più frequente, con una mimica facciale che mostri interesse, con movimenti del capo che mostrino assenso, con espressioni gutturali (mmh) o verbali (si, certo…), con un ricalco del suo modo di esprimersi (Cliente: “Non vedo l’ora che termini questa seduta”, Medico: “Certo, vedrà che il tempo passerà velocemente, le è capitato qualche volta di trovarsi in una situazione in cui il tempo le è volato?” in questo modo si sposta l’attenzione del cliente da quello che sta avvenendo in studio). Ricordiamo che “ognuno parla come vorrebbe ascoltare”.
L’OSSERVAZIONE degli elementi verbali, paraverbali (tono, ritmo, volume della voce), non verbale (postura, prossemica, respirazione) sono fondamentali in PNL e costituiscono l’ASCOLTO MULTISENSORIALE.
Le parole, quando sono usate da un medico, possono aprire le porte o chiuderle: vale a dire possono aprire la via verso la guarigione o possono rendere il paziente dipendente, tremante, pauroso, restio a offrire collaborazione.
Il piacere di compiere azioni concrete che producano effetti reali sul paziente consente di riscoprire il senso di appartenenza ad una professione, di sentirsi riconosciuto.
Essere capaci di fare una buona diagnosi o di effettuare un buon intervento è un’espressione di competenza medica, ma saper comunicare al paziente ciò che deve sapere e metterlo a proprio agio è un esempio di arte medica.