Una volta la cultura non divorava se stessa, respirava, era “fulcro” importante per la crescita della nostra identità.
Con il nuovo DPCM che tanto piace ai nostri governanti in tribolazione, arriva il gap strutturale che farà crollare il settore già compresso e sofferente di toppe strascicate. Ma allora?
Nei fatti non arrivano aiuti concreti, per cui si pensa di scartare direttamente il beneficiario: ecco il giochino. E pensare che tutto il comparto (cinema e teatro 4,7 miliardi Confcommercio) ha adottato protocolli di prevenzione giostrando limitatamente la capienza e investendo quattrini onerosi con tanta fatica.
Non è accettabile decidere sul filo dell’insolvenza, lo Stato non può lavarsi le mani e scaricare acqua fredda sui cittadini.
È una goffaggine con attori deludenti. Ci auguriamo che il ministro ci ripensi immediatamente senza dondolarsi sull’annuncio di indennizzi ‘fantasma’ che tra l’altro sono insufficienti a coprire la quantità di domande. E con quali tempi?
La Cultura all’ultimo rimpiazzo è un “gap” che mettete a competizione.
Non siete estranei dai fatti che vi riguardano, citando il vecchio saggio: è vano sporgervi se non ci credete; avete dimostrato i limiti di una cultura che non vi interessa abbastanza, ma che insinuate a “farneticare”.
Giuseppe Rigotti