C’è chi azzarda pronostici calcolabili provando a inseguire le orme del “recovery fund”, strumento che consentirà di sbloccare i massicci piani di investimento da compiere per provare a rilanciare il paese.
L’Italia è pronta?
La risposta merita un’analisi attenta che ad oggi, i nostri rappresentanti politici non sono in grado di rendere, poiché disfatti dallo smottamento delle ondate pandemiche insufficientemente fronteggiate; incertezze che ci costano ritardi. In questo momento i nostri legislatori attendono soluzioni ad orecchio: non sanno ancora da che parte guardare e si divertono a lanciare illazioni di ogni genere. Siamo concretamente alla guida di cervelli freddi. Si apre o si chiude? Ogni mattina politici e virologi battono ciglio su diverse posizioni.
Ancora nessun cenno di intesa o accordo, un continuo tira e molla pericoloso che comprometterà qualsiasi decisione da parte di commercianti, artigiani, e naturalmente cittadini di programmarsi le festività. Certo che siamo attenti a prevenire il contagio, ma sarebbe impensabile “aprire tutto prima”, per poi “chiudere tutto dopo”.
Ci sono filiere economiche che devono assolutamente sapere.
Si pronunciano spesso e male. È risuonata malissimo la proposta del ministro Boccia di -bacchettare- i parroci considerando di anticipare la messa natalizia a due ore prima, così da indirizzare la resistenza per il “coprifuoco”. Perfino i suoi compagni di avventura se avessero potuto, avrebbero tolto al ministro l’eresia di tali corbellerie.
In attesa che venga reclamato un nuovo capo tribù che possa rivelarsi come guida esperta, confidiamo nei responsabili Conte e Arcuri. “A chi spetta decidere?”
Giuseppe Rigotti