La giostra è troppo grande perfino per il piano “nazionale” di ripresa e resilienza. Non sarà una passeggiata gestire gli ingenti capitali (circa il 34% dei fondi Europei) destinati al Mezzogiorno, groppone per il rilancio economico che avrà l’intenzione di corazzare un Sud che non vuole più restare all’ultima fermata. Finora i dubbi grondano sulle nomine: saranno forse chiamati in causa i titolati supermanager?
Ciò che possiamo pronosticare è che questi strumenti passeranno sotto appannaggio di riserve (se non verranno ponderati con giusta proiezione), piaga burrascosa per la capacità amministrativa dello Stato. Dalla modernizzazione all’immediata digitalizzazione, la strada maestra dovrà riguardare la crescita esponenziale del ‘lavoro’, questo è il primo -punto fermo-.
La coordinazione delle politiche pubbliche sarà essenziale per colmare falle già evidenti: il buon funzionamento degli enti preposti dovranno monitorare nomenclature a più tavoli.
Nascerà una nuova Ilva di Taranto?
L’Eurozona ha acceso l’ingranaggio, ora tocca a noi mettere in atto la -rivoluzione del verde- partendo proprio dalla catastrofe Ilva ‘senza se’ e ‘senza ma’: “Non si tratta di quantità, ma bensì di qualità” annuncia il ministro Provenzano, elargire e velocizzare per integrare sin da subito lo sviluppo. Poi non poco tardi (aggiungo io) occorrerà intervenire sull’impianto della sanità e dell’istruzione; attualmente i temi più esposti nel contatto default. La cabina è centrale?
Di certo ci auguriamo che non diventi una cabina fiacca nelle intenzioni né esautorata nel ritirare i crediti esposti. Stabilite le misure in auge i tempi corrono e distano non tanto, non facciamoci tirare dall’entusiasmo giacché dopo gli accordi le vie dei -signori– sono infinite.
Giuseppe Rigotti