Le ore sono bollenti, le immagini scoppiettano sui media e intanto il furgone viaggia verso lo Spallanzani simboleggiando la vittoria dell’Europa in tema -Vaccine day- (il mondo non è finito), ma di colpo si allargano i pensieri più angoscianti per le dosi numerate, una questione decisionale che il Governo non deve assolutamente scansare di equivoci. E poi?
Per quanto possiamo confidare ciecamente nella scienza con l’arrivo inclusivo dei vaccini, dall’altra barricata siamo sguarniti poiché non possiamo fidarci del desco da cui è esposta la nostra economia: la tovaglia è arrotolata male, “anzi malissimo”.
Consentire la riapertura?
Se qualcuno pensa di tenere ancora il paese chiuso è un comandante fiacco agli onori e agli oneri. Da qui in poi parallelamente alla risposta (soluzione vaccino) più nulla deve essere affidato al caso e nemmeno al fiuto otturato dei commissari a braccetto con l’allettante ‘task force’ esecutiva. Non c’è tempo per i tentativi né per le risposte convincenti, arrivati sin qui la scelta è quella pragmatica saltellando – in lungo e in largo- per ciò che riguarderà il trasporto pubblico, la riapertura delle scuole, la proroga delle aliquote.
A tal proposito Conte, Arcuri e Speranza dovranno smettere di stuzzicare l’ombelico e assicurare tempestivamente quote dei “vaccini” a tutti, la ricreazione non è concessa: impostare la discussione non più “pro -chiusura” ma “pro convivenza”.
Giuseppe Rigotti
Alessandro Ungaro