Di Giuseppe Rigotti
l movimento dei costruttori è un coup de théâtre se si considera la fatica immane di riportare in gioco l’inerzia di una maggioranza già in fallo, la cui appendice dovrà dipendere dalle coalizioni strappo, transfughi che vegliano il cortile. Ma chi è il vero guidatore?
Si va da un governo all’altro nel modo più sprovveduto possibile portando la crisi nella voragine profonda; finora nessuna gestione sebbene l’ombra del premier sia incline a restare nel palazzo.
A questo punto, una disputa allargata dal centrodestra porterebbe all’accelerazione di una nuova fase di legittimità per il parlamento, facendo sprofondare intorno le scialuppe meno adeguate.
Ma attenzione, perché il parlamento nell’eccitazione dei -venti- è pieno di -maestrali-, e alla lunga anche i simili patrioti ne accuserebbero i colpi.
Siamo allo sbando e il problema ripone nella fiducia dei colletti di ogni gruppo che nelle amenità razzolano, inseguendo poltrone o incarichi di prestigio. Prima però la prova del fuoco con Bruno Tabacci (leader CD) che invoca la tenuta del tavolo con la possibilità di un nuovo equilibrio: non esclusa la sponda Mastella tra i designati all’accordo. Dall’ altra parte penzolano M5S e PD (ultimi nei sondaggi).
Da qui riparte l’ennesimo giro di boa; qui si ammassa la nostra classe dirigente in un solo sintomo urlante: la brutta politica. Arrivati al capolinea consideriamo il rischio della frenata in anticipo, premier agli scatoloni o meno, l’alternativa riverbera nei prossimi giorni in cui l’abbondanza potrebbe addirittura generare –baldanza-.
Redazione