di Giuseppe Rigotti
La politica non può perdere il piacere di arpionare quando in largo: ciò vuol dire che nelle divergenze dovrà dimostrare di avere stecca per le chance costituendo temi di consenso rispetto alla compagine dei “tecnici” in aula. Questa sarà la leva cui i nostri esponenti si giocheranno i futuri sondaggi; saranno in grado di non palesare i drammi e i pasticci all’ interno delle correnti?
Il primissimo filo riguarda la gestione “recovery plan” con le sue scie di intesa tra le forze raggruppate. Si scansino le irresponsabilità altrimenti la sciagura picchierà alla porta prima del previsto. Il premier Draghi dovrà sottoscrivere a pudore le priorità irrisolte quantunque provasse ad accontentare le cordate intempestive a “destra e sinistra”.
Oggi non possiamo permetterci un ulteriore tsunami di sprechi, le famiglie sono al collasso e l’economia arranca alla balaustra.
Pensare che un lockdown strisciante per altri nove o dieci mesi possa essere l’unica soluzione è obiettivamente da criminali: sarebbe come dire (a ognuno pare bello il suo) per poi compiere il giro di partenza lasciando a terra le vittime meno fortunate. Così Matteo Salvini leader della lega ha deciso di prendere parola incontrando il neo premier a Palazzo Chigi per discutere di interventi mirati in modo da incalzare il ritorno alla normalità, la capacità di introdurre nuovi ingredienti che non siano frutto di patite improvvisazioni.
Per ora il versante regge ma la questione cambierebbe qualora gli altri mettessero becco smorzando la percezione di fiducia facendo irrigidire ‘i toni’. Navigando per queste acque chi si avvarrà del titolo umbratile di manovratore?
E mentre lo sguardo è perso nel vuoto i fantini stringono le redini: il CTS e il Presidente dell’Istituto superiore di Sanità Brusaferro, varano proroghe dannatamente a senso unico. A questo punto a ogni primavera segue un autunno, augurandoci una grazia “assai tollerabile”.
Redazione